domenica 9 febbraio 2014

DEATH ANGEL - "The Dream Calls For Blood": un perfetto manuale di "old school speed/thrash metal"!

DEATH ANGEL “The Dream Calls For Blood” (Nuclear Blast, 2013) - www.deathangel.us

Tracklist:
01. Left For Dead
02. Son Of The Morning
03. Fallen
04. The Dream Calls ForBlood
05. Succubus
06. Execution - Don’t Save Me
07. Caster Of Shame
08. Detonate
09. Empty
10. Territorial Instinct / Bloodlust
11. Heaven And Hell (Black Sabbath cover –Limited edition bonus track)


Quando si parla dei Death Angel, ci si addentra nella storia del thrash californiano più duro e implacabile. Ogni thrasher che si rispetti conosce molto bene il trittico di fine anni ’80 composto dal furibondo esordio “The Ultra-Violence, dal più tecnico “Frolic Through the Park e dall’incredibile “Act III. Dopo questa rapida e devastante tripletta, anche i Death Angel furono colpiti dall’avvento degli anni ’90, che li costrinse, per vari motivi, a deporre le armi. A ben 14 anni di distanza da quello straordinario capolavoro che fu “Act III”, Mark Osegueda e Rob Cavestany riformarono la band nel 2004 (con Ted Aguilar alla seconda chitarra) e diedero alle stampe il mediocre “The Art of Dying, seguito da “Killing Season e dal sufficiente (e parzialmente deludente) “Relentless Retribution. Sono giunti quindi, sul finire del 2013, alla 7^ pubblicazione (la 4^ sotto Nuclear Blast) con "The Dream Calls For Blood". Sottolineando il fatto che ci troviamo comunque distanti dall’efferatezza e dalle inarrivabili sonorità sperimentali degli esordi, possiamo comunque ritenerci soddisfatti di un lavoro complessivamente valido e lasciarci travolgere da uno degli migliori esempi di thrash metal che il panorama a stelle e strisce ci abbia fornito negli ultimi mesi. (www.metallized.it/recensione.php?id=9493)
Un manuale di thrash/speed metal old school: che altro, in effetti, potevamo aspettarci da una band come i Death Angel? Dopo una trentina d'anni di onoratissima carriera, iniziata quando i membri del gruppo non erano ancora maggiorenni e vissuta nel pieno della sua popolarità e forza d’urto, non dev’essere stato semplice trovare l’ispirazione e l’energia per confezionare dieci brani come quelli qui contenuti. Eppure i Death Angel del 2013 non deludono ed anzi, con l’ausilio delle moderne tecniche di produzione, riescono, pur conservando il fascino di sonorità “all’antica”, a restituire tutta (ma davvero tutta) la loro invidiabile e proverbiale compattezza di sound, risultando più frizzanti e convinti di molti ventenni, nonostante i quaranta abbondantemente superati. Per tutta la durata dell'album Cavestany e Aguilar macinano riff mitraglianti senza sosta infondendo ad ogni nota tutta l’energia possibile, mentre Mark Osegueda fornisce una prestazione vocale solida, chirurgica e feroce, lasciandosi andare in più d’un occasione a screaming ultrasonici di grande impatto. Completano il quadro i due acquisti più recenti, Damien Sisson al basso e Will Carroll alla batteria: due elementi che contribuiscono in maniera notevole alla riuscita del tutto.
Entrando nello specifico delle composizioni risulta immediatamente evidente la comune matrice sonora e contenutistica alla base di tutte le nuove canzoni, in ogni caso di livello qualitativo globalmente elevato, con menzione particolare per la tostissima opener “Left For Dead” e per le altrettanto riuscite “Son Of The Morning”, “Fallen” e "The Dream Calls For Blood", tutti esempi perfetti di speed/thrash dinamitardo come non ci si stancherebbe mai di ascoltare. Chiudono, sempre a vele ben spiegate, l'indiavolata “Detonate”, la speedy “Empty” e la conclusiva e più articolata “Territorial Instinct / Bloodlust”, una sorta di mini suite in grado di mettere in luce l'abilità degli statunitensi nello scrivere trame mai banali. Da gruppi come i Death Angel, oggi, non è probabilmente lecito aspettarsi, innovazione o rottura di schemi, è invece doveroso aspettarsi che facciano il proprio sporco lavoro con la grinta e l’esperienza che compete loro. Obiettivo centrato! “The Dream Calls For Blood” non inventa nulla ma si ascolta che è una meraviglia. Averne di album di questo livello! (www.truemetal.it/cont/articolo/the-dream-calls-for-blood/66248/1.html)

“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


sabato 8 febbraio 2014

CALIBRO 35: in un nuovo album le atmosfere noir dell’omonimo romanzo giallo di Scerbanenco.

RADI@zioni / Disco Hot N° 3:
CALIBRO 35 “Traditori di Tutti” (2013)

La carriera dei milanesi Calibro 35 inizia nel 2007 ed è subito successo! Parecchie date in Europa non fanno che aumentare la loro notorietà. Vengono apprezzati persino in America.
Nel 2008 pubblicano l’omonimo album d’esordio.
Nel 2010 esce il loro 2°, “Ritornano Quelli della Calibro 35”.
Nel 2012 è la volta di “Ogni riferimento a persone esistenti…” (vedi anche: http://camillofasulo.blogspot.it/2012/03/calibro-35-colpiscono-in-pieno.html).
Infine, quasi sullo scadere del 2013, ecco il 4° album dei Calibro 35: “Traditori di Tutti”.
La loro musica è ispirata alle sonorità delle soundtrack dei film polizieschi degli anni ’70 ma il titolo di quest’ultimo lavoro è ispirato invece all’omonimo classico romanzo giallo di Giorgio Scerbanenco del 1966. Il disco ne sarebbe in pratica l’ideale colonna sonora se di quel romanzo qualcuno decidesse di farne un film.
“Traditori di Tutti”, all’inizio, se non siete abituati a certe sonorità, vi lascerà un po’ spiazzati. Ma man mano che si prosegue nell’ascolto vi coinvolgerà sempre più fino a farvi saltare letteralmente dalla sedia, tanta è l’energia che sprigiona. Davvero GRANDI!
Colpo di fortuna poi, se vogliamo vederli dal vivo sappiate che il 4 aprile prossimo suoneranno all’ “Hyper” di Alberobello (BA) mentre il 5 di aprile li troverete ai “Laboratori Musicali” di Trepuzzi (LE).
(Carmine Tateo)

Tracce consigliate:



sabato 1 febbraio 2014

MOGWAI: un’emozione continua che scorre, pur senza grandi sorprese né esplosioni cosmiche


MOGWAI “Rave Tapes” (Rock Action/ Sub Pop, 2014) – www.mogwai.co.uk

Tracklist:
01. Heard About You Last Night
02. Simon Ferocious
03. Remurdered
04. Hexon Bogon
05. Repelish
06. Master Card
07. Deesh
08. Blues Hour
09. No Medicine For Regret
10. The Lord Is Out Of Control




Cosa può avere ancora da dire un gruppo come i Mogwai? Da almeno quattro album a questa parte, la domanda a caldo è sempre la stessa. C'è chi li vuole bolliti dai tempi di "Rock Action" (2001), chi li amerebbe qualsiasi cosa facessero e chi ancora si sbraccia facendo a gara sull'originalità con cui rinnegarli. Ma la domanda se la pongono tutti, indistintamente, vuoi per trovare la risposta più originale, vuoi per enfatizzare una convinzione, vuoi per provare a mettere alla prova il proprio gusto. E alla fine, com'è giusto che sia, ciascuno darà la propria personale risposta! Tutto qui, si potrebbe dire. Non fosse che alla tecnica, Stuart Braithwaite e soci aggiungono, ora più che mai, quel tocco che troppo spesso è mancato a molti dei comprimari del cosiddetto post-rock – definizione dalla quale la loro nuova via sonora ha definitivamente preso un ampio margine di distanza – e con quel loro particolare tocco hanno tirato fuori adesso l'ennesimo gioiello. Ed effettivamente viene un po' da chiedersi come facciano, a 17 anni pieni dallo spiazzante capolavoro con cui debuttarono, a continuare ad avere così tanto da dire.
I Mogwai sono esploratori musicali che ormai da anni si muovono agilmente tra i confini e le mille diramazioni di quel vasto universo chiamato post-rock, termine che loro odiano ma che definisce un genere a cui volenti o nolenti hanno dato un gran contributo. Molto è stato detto e scritto per elogiare questi ragazzi scozzesi, musicisti inesauribili, che quando non sono in tour si rinchiudono in studio per dar forma a quelle cavalcate a volte incalzanti, a volte sognanti, e che non stancano mai. Artisti veri, a tutto tondo, che amano le sfide e mettersi alla prova anche componendo colonne sonore (dal documentario “Zidane: A 21st Century Portrait” al recente, commovente commento sonoro alla serie tv francese “Les Revenants”, purtroppo ancora inedita in Italia).
Quelli dei Mogwai sono dischi dal sound sempre incredibilmente curato e dal packaging stellare, croce e delizia dei collezionisti più accaniti che non vedono l’ora di mettere le mani sulle famigerate e ricchissime deluxe edition. “Rave Tapes”, successore di “Hardcore Will Never Die But You Will” (l’ultimo “vero” album della band pubblicato nel 2011), li vede tornare a collaborare con l’amico e storico produttore Paul Savage, figura fondamentale nella loro evoluzione musicale. È un album che, e capita spesso con i lavori dei quintetto di Glasgow, trasporta in un’altra dimensione come pochi altri sanno fare. E allora non resta che lasciarsi andare e seguire la corrente, perché opporre resistenza è inutile… perché “Rave Tapes” è un album che va goduto fino in fondo, più che discusso. E allora facciamola breve dicendo solo che è un’emozione continua che scorre, pur senza grandi sorprese né esplosioni cosmiche.
Passano i decenni, però la qualità dei Mogwai resta. “Rave Tapes” è un esercizio di stile che preferisce la penombra alla luce del mezzogiorno, fatto di sfumature, dettagli, cambiamenti minimi ma significativi che rendono le canzoni a volte simili al passato ma mai completamente uguali a sé stesse. Come in un paesaggio caro e familiare, come in un quadro di Bosch che guarderesti per ore: ci vuole tempo per coglierne e apprezzarne a dovere le differenze, i particolari. Tempo ben speso, però!
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


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