venerdì 22 novembre 2013

BRITISH SEA POWER - 10 piccole storie da un universo parallelo.

BRITISH SEA POWER “Machineries Of Joy” (Rough Trade, 2013) – www.britishseapower.co.uk

Tracklist:
01.
Machineries Of Joy (guarda&ascolta: http://youtu.be/T7y6yEzUcN8)
02. K Hole (guarda&ascolta: http://youtu.be/vYSx2jo0bHc)
03. Hail Holy Queen
04. Loving Animals (guarda&ascolta: http://youtu.be/ZKdV7dpgcLw)
05. What You Need The Most
06. Monsters Of Sunderland
07. Spring Has Sprung
08. Radio Goddard
09. A Light Above Ascending
10. When A Warm Wind Blows Through The Grass (guarda&ascolta: http://youtu.be/Rrh0MYirhfk)

“In questo momento, il mondo sembra spesso un posto isterico. Vorremmo che questo disco fosse un antidoto, un bel gioco di carte in piacevole compagnia”. Così i British Sea Power hanno presentato la loro quinta fatica discografica ufficiale, “Machineries Of Joy”, un titolo che omaggia il recentemente scomparso Ray Bradbury, autore di “Cronache marziane”, “Fahrenheit 451” e della raccolta di piccole storie “Le macchine della felicità”. Ma non c’è nulla di fantascientifico nei suoni e nelle atmosfere che pervadono questo lavoro, concepito tra le nebbiose Berwin Mountains del Galles, e da quel clima fortemente influenzato.
Sembrano proprio piccoli ma vividi racconti questi che arrivano a due anni di distanza da “Valhalla Dancehall” e a dieci dal debutto “The Decline Of British Sea Power”. Se da una parte queste nuove 10 canzoni sono forti di un campionario d’influenze, sapori e umori in continua espansione, dall’altro rappresentano la summa ideale di quanto riesca meglio a un gruppo che arriva in gran forma al traguardo del doppio lustro d’attività. Una collezione così eclettica che suona come un greatest hits, anche se non lo è: il suono è spesso cinematico, evocativo ma non evanescente, con una sapiente alternanza tra la pomposità dei tappeti d’archi e i più diretti riff chitarristici – tutto in perfetto equilibrio tra tensione e distensione.
Tutto questo dimostra che la band di Brighton non ha mai smesso di lavorare sodo; non importa se i colleghi che oggi sono arrivati col fiatone negli anni Dieci hanno raggiunto prima di loro i tanto agognati traguardi. I British Sea Power sono ancora come li abbiamo conosciuti, solo che oggi li ritroviamo più consapevoli della qualità del proprio songwriting. Pur non avendo perso il gusto per l’eccentricità, sono riusciti a confezionare l’album che finalmente può far avvicinare al loro mondo anche il neofita più restio. Se non è un successo questo… (http://sentireascoltare.com/recensioni/british-sea-power-machineries-of-joy/).
Ascoltare l’album dei British Sea Power significa incamminarsi in un sentiero che cambia costantemente direzione, una musica che a tratti sembra subire una mutazione genetica senza però che nulla si alteri o si deformi. Il loro marchio resta chiaro, così come la compattezza stilistica nei rimandi al post-punk, al rock degli anni duemila, a sonorità beatlesiane. E questo, indipendentemente dai giudizi di merito, compare nei resoconti di alcune recensioni anche non del tutto positive lette un po’ in giro per il web. Ma il suggerimento finale, per quanto mi riguarda, resta sempre il solito: non curatevi troppo di chi recensisce (neanche di noi!) e ascoltatela tutta la musica! La decisione di ciò che è buono e di ciò che non lo è, resta sempre del tutto soggettiva! (www.mentinfuga.com/web/index.php/british-sea-power-machineries-of-joy-una-raccolta-di-musiche-tra-refrain-di-chitarre-e-aperture-di-archi/).
Dieci anni di carriera non hanno quindi affatto disseccato la vena compositiva dei nostri, che probabilmente, con questo album, raggiungono i loro vertici, sia in termini qualitativi che di piacevolezza all’ascolto, segnale evidentemente di ispirazione, ma anche di raggiunta maturità. Detto che il gruppo ha dichiarato la propria volontà di rendere l’album “caldo e ristoratore, come una partita a carte tra amici”, fin dall’inizio si fa sul serio, con le atmosfere in stile kraut, sull’insistito del basso e sul tappeto di viola e tastiere della fantastica, cinematica “title track”, seguita dalla possente “K-Hole”, che ci introduce al lato più rockettaro dei nostri, mentre “Loving Animals”, un altro dei pezzi forti del disco, paga il dovuto agli immancabili Beatles. Il disco termina con la suggestiva “When A Warm Wind Blows Through The Grass”, probabilmente un altro dei momenti migliori del disco, con il suo arpeggio circolare e un’atmosfera quasi sinistra, degna conclusione per un disco notevole (www.distorsioni.net/canali/dischi/machineries-of-joy).

“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


KINGS OF LEON - un percorso musicale tra i più interessanti di questi ultimi anni.

RADI@zioni / Disco Hot N° 21: KINGS OF LEON “Mechanical Bull” (2013)

… Dunque tornano i fratelli Followill, tornano dopo quello che per alcuni era stato un pessimo album (mentre per altri il solito album dei Kings Of Leon). Tornano, e questa volta lo fanno alla grande. E se il precedente “Come Around Sundown” aveva deluso una fetta importante dei fans, che aspettavano un nuovo “Only By The Night”, “Mechanical Bull” non delude! Non mira ad essere un nuovo capolavoro né a sconvolgere, ma piace e convince!
Gli attuali Kings Of Leon non hanno grilli per la testa, e quel successo che li aveva inondati tra il 2009 e il 2010, attualmente sembra solo una parentesi necessaria e non influente su di un percorso musicale che si sta comunque rivelando tra i più interessanti di questi ultimi anni.
(a cura di Carmine Tateo)

Tracce consigliate:
SUPERSOAKER (guarda&ascolta: http://youtu.be/izzY55ACUQo)
DON’T MATTER (guarda&ascolta: http://youtu.be/rowFbNYZwXs)
COMING BACK AGAIN (guarda&ascolta: http://youtu.be/zzUHAOtOs9w)


sabato 16 novembre 2013

"Fanfare" di Jonathan Wilson … uno dei dischi più memorabili di questo 2013!


JONATHAN WILSON “Fanfare” (Bella Union, 2013) – www.songsofjonathanwilson.com

Tracklist:
01. Fanfare (guarda & ascolta l’album teaser: http://youtu.be/474-tI3oKVM)
02. Dear Friend (guarda & ascolta: http://youtu.be/tawWSAgLd_M)
03. Her Hair Is Growing Long
04. Love To Love
05. Future Vision
06. Moses Pain (guarda & ascolta: http://youtu.be/H2vboCenoW4)
07. Cecil Taylor (
guarda & ascolta: http://youtu.be/-S7OkHSJJGY)
08. Illumination
09. Desert Trip
10. Fazon (guarda & ascolta: http://youtu.be/wx6QMGROgBs)
11. New Mexico
12. Lovestrong (guarda & ascolta: http://youtu.be/T8ujfMUfUII)
13. All The Way Down (
guarda & ascolta: http://youtu.be/PxhIlga9cEY)


In molti, nel 2011, rimanemmo rapiti, intrappolati in quella rete da pesca dell’impressionante debutto “Gentle Spirit”, all’insegna di uno psychedelic folk dai tratti intimisti. Non era semplice immaginarsi quale sarebbe stato il passo successivo, ma era già chiaro che da un autore come Jonathan Wilson non sarebbero arrivate fotocopie sbiadite e ingabbiate in formule precostituite. Il cuore del nuovo “Fanfare” batte a Laurel Canyon, e la forza e l’eleganza sprigionate dalla proposta del trentottenne songwriter del North Carolina è pienamente riconducibile a un’epopea che parte da Crosby, Stills and Nash (il primo e il terzo sono anche graditissimi ospiti nella delicata “Cecil Taylor”, omaggio al pioniere del free jazz, e Nash compare anche in “Moses Pain”), passa per Joni Mitchell ed emana addirittura profumi “pinkfloydiani”.
“Fanfare” è un titolo eloquente, ambizioso tanto quanto l’opera stessa: Jonathan osa, contamina, sperimenta, guarda a un passato glorioso e non solo non cerca in alcun modo di nasconderlo, ma espone fiero le sue radici e le sue passioni, senza fingere nulla, in un album suonato per davvero, con canzoni lunghe che percorrono spesso traiettorie imprevedibili. La dimora in cui siamo ospitati profuma di legno nuovo, di foglie essiccate, ed è confortevole e calda come l’autunno anomalo durante il quale è arrivato sugli scaffali questo lavoro eclettico e corale, ultimato dopo nove mesi grazie al fondamentale apporto di un gruppo di amici musicisti di primo livello, come Josh Tillman (noto anche come Father John Misty) che presta la sua voce nelle armonie di “Future Vision”, e Jackson Browne che non solo ascoltiamo in “Moses Pain” e in “Desert Trip”, ma che è anche il proprietario del Groove Master Studio a Santa Monica in cui l’intero disco (un doppio LP, per i cultori del vinile) è stato mixato.
Registrato totalmente su nastro analogico con apparecchiature vintage, “Fanfare” è la piena dimostrazione che è possibile agganciarsi alla storia del rock senza per forza limitarsi a manie passatiste: non c’è una caduta di tono, le canzoni di Wilson sono ricche ma mai pacchiane, scomodano padri nobili riplasmando il tutto, intelligentemente, con un occhio al presente. La girandola di citazioni va da una sponda all’altra dell’Atlantico e comprende la palese adorazione per David Crosby, Beach Boys, John Lennon, Bob Dylan, Jerry Garcia e persino Steve Winwood. C’è di tutto, in “Fanfare”, ma ciò non implica che non emerga, alla fine dei quasi ottanta minuti di ascolto, un’identità riconoscibile.
Il secondo album di Jonathan Wilson, pur non privo di occasionali pecche (il consiglio è di assaporarlo un sorso per volta, con delle opportune pause, come i doppi album di un tempo), riesce a non essere una celebrazione accademica e dimostra che c’è ancora posto, nel sempre più competitivo e frenetico music business, per musica autentica, vibrante, scritta e suonata con rispetto e sentimento, dall’eccellente qualità del suono, in grado di conquistare un pubblico trasversale. Non suoni insolente la copertina con il particolare della Creazione di Adamo di Michelangelo: “Fanfare” è un’opera d’arte con tutti i crismi, un tributo vivo, un lavoro di paziente e meticolosa archeologia moderna. In sintesi, uno dei dischi più memorabili di questo 2013! (www.sentireascoltare.com/recensioni/jonathan-wilson-fanfare)
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


domenica 10 novembre 2013

BABYSHAMBLES - Un ritorno timido ma ordinato e soprattutto onesto.

RADI@zioni / Disco Hot N° 20: BABYSHAMBLES “Sequel To The Prequel” (2013)

La band in questione è arrivata al 3° disco e riprende esattamente il discorso interrotto 6 anni fa; quando diedero alle stampe il precedente album, “Shotter’s Nation” eravamo nel 2007.
Il nuovo “Sequel To The Prequel” espone 12 brani che nella versione de luxe diventano 16, tutti scritti  tra Londra e Parigi.
Indie-rock con le consuete declinazioni di marca Babyshambles!
I ragazzi godono di ottima salute.
In “Sequel to the prequel” si respirano talvolta atmosfere da caffè letterario parigino, ma la penna di Peter Doherty sembra abbia preso una svolta più ottimista, più solare. Si alternano ritmi movimentati a momenti più tranquilli, più spensierati. Probabilmente i fans si aspettavano qualcosa in più… ma va bene così!
(a cura di Carmine Tateo)

Tracce consigliate:
FIREMAN (guarda&ascolta: http://youtu.be/acpuOyZm7L0)


sabato 2 novembre 2013

... si scrive VISTA CHINO, ma si legge... KYUSS!!!


RADI@zioni / Disco Hot N° 19:
VISTA CHINO “Peace” (2013) 

Vista Chino è un nome che ai più potrebbe non dire un granché, ma dietro il quale si celano almeno 3/4 di storia del rock, del cosiddetto “stoner” per essere più precisi, ovvero John Garcia alla voce, Nick Oliveri al basso e Brant Bjork alla batteria… tutti e tre ex Kyuss.

Il tutto è nato dopo varie live-sessions tenute appunto dai tre personaggi che, con l’apporto di tal Bruno Fevery, chitarrista belga, al posto di Josh Homme (impegnato con i Queens of the Stone Age), avrebbero voluto dar vita ad un nuovo sodalizio sotto il nome di Kyuss Lives. Come da copione, per questione di diritti d’autore, Garcia e nuovi soci sono stati costretti a mutare denominazione. Sarebbe stato scelto così il curioso nome di Vista Chino. 
Si scrive Vista Chino (dal nome di una famosa strada nel deserto natio, Palm Desert, California, USA) ma si legge Kyuss e, finalmente, dopo una lunga ed estenuante battaglia legale che ha visto i nostri frapporsi a Josh Homme, intenzionato a non fare usare ai ragazzi il vecchio nome, la band ha deciso di tirare una linea e di ricominciare, soprattutto dalle piccole cose, come le proprie radici: “stoner rock”, il suono rock del deserto! “Peace” suona proprio così: “vecchio”, molto anni ’90… ma è proprio questo il suo pregio più grande. Purtroppo, per tanti motivi sui quali adesso è meglio sorvolare, abbiamo un disco che non raggiunge le vette dei migliori Kyuss ed abbiamo una band che pretende di essere i Kyuss… ma “Peace” va preso così com’è: un buon lavoro presentato da una band che avrebbe bisogno di ulteriori conferme prima di poter sconfiggere i fantasmi di un seppur glorioso e “polveroso” passato!

(a cura di Carmine Tateo)

Tracce consigliate:
DARGONA DRAGONA (guarda & ascolta: http://youtu.be/x7kUwTk2vfk)
BARCELONIAN (guarda & ascolta: http://youtu.be/zoJSxh448d0)
ADARA (guarda & ascolta: http://youtu.be/R4spRxbGx1s)


ALICE IN CHAINS: alla ricerca dei dèmoni perduti del rock!



ALICE IN CHAINS “The Devil Put Dinosaurs Here” (Capitol, 2013) – www.aliceinchains.com

Tracklist:
1. Hollow (guarda & ascolta: http://youtu.be/hmSeWqmlqYs)
2. Pretty Done
3. Stone (guarda & ascolta: http://youtu.be/9KmYFY5oOvM)
4. Voices (guarda & ascolta: http://youtu.be/7YDPNl7PeUU)
5. The Devil Put Dinosaurs Here
6. Lab Monkey
7. Low Ceiling
8. Breath On a Window (guarda & ascolta: http://youtu.be/snwZ4n9lNKA)
9. Scalpel
10. Phantom Limb (guarda & ascolta: http://youtu.be/qQc8WsY-ZbA)
11. Hung On a Hook
12. Choke

(clicca qui per ascoltare l’intero album: http://youtu.be/Mu81Kdhlgj8)


Gli Alice In Chains sono tornati! E sono tornati a modo loro, senza eredità di cui disfarsi e senza nessun rimpianto del passato ma, anzi, con la stessa immutata forza espressiva e con la stessa musica, eccellente marchio di fabbrica. Basta ascoltare il primo pezzo, “Hollow“, per capire che non è cambiato, direi, quasi nulla da quei “maledetti” anni ’90 in cui esplosero (www.melodicamente.com/alice-in-chains-the-devil-put-dinosaurs-here-recensione/).

“The Devil Put Dinosaurs Here” è il 5° album in studio per AIC. È stato pubblicato sul finire del mese di maggio di quest’anno ed è il 2° dopo la reunion del 2005 e l'ingresso in formazione di William DuVall in sostituzione del defunto Layne Staley. L’anima degli AIC resta, comunque, Jerry Cantrell. Lo era ai tempi di Staley e lo è oggi, ancora di più. Erano già tornati nel 2009, dopo pesantissime battute d’arresto, con “Black Gives Way To Blue”, un album bello e difficile. Il 1° con DuVall alla voce. Difficile per via dell’inevitabile confronto con l’ingombrante passato. con il mito. L’anima degli AIC però, ripeto, è Jerry Cantrell, ed è tempo che un po’ tutti se ne facciano una ragione; specialmente dopo aver ascoltato “The Devil Put Dinosaurs Here”. Non si pecca di lesa maestà nel dire apertamente che questo è uno dei migliori album in assoluto degli AIC. Non si pecca e, soprattutto, non ci si deve sentire minimamente in colpa, perché ammetterlo non significa in alcun modo sminuire o tantomeno (ci mancherebbe altro) dimenticare Staley. Sia chiaro una volta per tutte! Questo è un disco nato senza la benché minima pretesa (o debito da saldare): “Non credo vi sorprenderà quello che sentirete. Siamo noi. È, comunque, un disco unico, il nuovo capitolo della storia degli AIC”. Lo afferma Cantrell! Facciamo allora che da qui in poi si volta definitivamente pagina. 12 pezzi, quasi 70 minuti di sound asciutto, riff sporchi e pesanti come macigni; melodie acide (il marchio di fabbrica degli AIC) che si stagliano sullo sfondo e si impastano negli intrecci vocali perfettamente amalgamati (e di grande impatto) di Cantrell e DuVall, uno che, d’accordo, non avrà l’intensità del suo predecessore, ma ha ampiamente dimostrato di meritarsi il posto dando quel tocco di in più, il suo tocco, ad ogni pezzo. Pezzi in questo caso più metal che rock, senza dubbio, messi ad asciugare all’aria di Seattle. Non c’è davvero molto altro da dire su questo disco se non che la sua grande bellezza risiede interamente nella sua forza. Una forza esibita senza compromessi, quasi uno sfogo. Il trionfo del songwriting di Cantrell! Non ci sorprende affatto quello che sentiamo, questi sono gli AIC! “The Devil Put Dinosaurs Here” è un signor disco. Un album da prendere con foga e consumare senza ritegno. Ad oggi, uno dei migliori in assoluto usciti quest’anno. A Layne probabilmente sarebbe piaciuto (www.rockol.it/recensione-5314/alice-in-chains-the-devil-put-dinosaurs-here).
Gli AIC mettono le cose in chiaro fin dall’inizio di questo disco: non stiamo qui a fare del rock-simpatico-che-piaccia-alla-gente, noi parliamo d’altro. “The Devil Put Dinosaurs Here” non è, infatti, un disco facile. Bisogna scegliere un particolare momento per ascoltarlo. Concentrarsi, indossare le cuffie e spegnere tutte le luci, volendo anche il sole, per sentirlo veramente. Non sono canzoni brevi e veloci, non sono pezzi allegri, non c’è molto respiro: è un disco oscuro, da pozzo profondo pieno di dèmoni. Se siete disposti a dedicargli un po’ del vostro tempo, ve lo consigliamo; se cercate riff divertenti e canzoni rock che coniughino orecchiabilità e musicalità, forse è il caso di rivolgersi da un’altra parte (www.soundsblog.it/post/146721/alice-in-chains-the-devil-put-the-dinosaurs-here-la-recensione-di-soundsblog).
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.



DISCLAIMER

1) Questo blog, a carattere puramente amatoriale, non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità, in base alla disponibilità del materiale inviatomi e/o auto-fornito.

2) Questo blog non ha richiesto contributi pubblici e non ha fini di lucro. Pertanto, non può essere considerato, in alcun modo, un prodotto editoriale
ai sensi della legge 07.03.2001, n. 62.
Ad oggi questo blog non presenta alcuna sponsorizzazione o affiliazione pubblicitaria, dunque al momento è da ritenersi un’opera totalmente no profit.

3)Copyright:
Alcune delle immagini contenute in questo blog sono prese in buona fede dal web. Se tuttavia dovessero sorgere dei problemi di carattere "autorizzativo" è sufficiente comunicarlo e tali immagini saranno rimosse.
E’ permesso citare parti tratte dal blog esclusivamente a condizione che si riporti un link con scritto:
Tratto da: www.camillofasulo.blogspot.com (con link attivo, cioè cliccabile alla pagina/foto).
Se contenuti o immagini violano diritti di terze parti saranno immediatamente rimossi dopo segnalazione.
Tutti i contenuti sono originali, salvo i casi in cui è espressamente indicata altra fonte.

4) Responsabilità:

Data la natura esclusivamente amatoriale del sito, non vi è alcuna forma di garanzia sull’esattezza e la completezza delle informazioni riportate, tuttavia si cercherà sempre di verificare i fatti riportati e si resta a completa disposizione per correzioni e rettifiche.

Potrà essere richiesta la rimozione totale o parziale del materiale ritenuto inappropriato e/o una eventuale rettifica inviando una e-mail a cfasulo@libero.it oppure a radiazioni@ciccioriccio.it.

Tutto il materiale presente nel blog (testi e immagini) è pubblicato a solo scopo divulgativo, senza fini di lucro (lo conferma la mancanza di link-pubblicità commerciale).

5) Queste condizioni sono soggette a modifica, senza alcuna forma ben definita di preavviso, vi invitiamo dunque a verificarne i contenuti con una certa frequenza.