sabato 26 luglio 2014

RIVAL SONS - Il miglior classic rock dei nostri giorni!

RIVAL SONS “Great Western Valkyrie” (Earache, 2014) – www.rivalsons.com

Tracklist:
01. Electric Man
02. Good Luck
03. Secret
04. Play The Fool
05. Good Things
06. Open My Eyes
07. Rich And The Poor
08.
Belle Starr
09.
Where I’ve Been
10. Destination On Course


Solo due anni fa, pochi (almeno qui in Italia) conoscevano i Rival Sons, che in poco tempo hanno bruciato le tappe fino a diventare una delle bands più rispettate in circolazione, grazie alla loro buona musica e a devastanti concerti. Il nuovo “Great Western Valkyrie” non delude le aspettative e ci offre 10 canzoni vibranti di adrenalina e passione. La band americana continua a offrire il suo cocktail rock di vecchia scuola (http://metalitalia.com/album/rival-sons-great-western-valkyrie/).
Anche se il loro “Pressure And Time” (2011) può tranquillamente essere considerato tra le migliori uscite di classic hard rock degli ultimi dieci anni, dopo un debutto folgorante avvenuto nel 2009 con l'album autoprodotto “Before The Fire”, i Rival Sons non appaiono per nulla appagati e non accennano a frenare in corsa. Si vestono a festa, si mettono in posa, ma picchiano ancora duro con gusto e classe d'altri tempi, continuando un processo di miglioramento che sembra non conoscere limiti.
Se togliete le recentissime ristampe dei Led Zeppelin (fuori concorso per ovvie ragioni di onnipotenza) non vi rimane che tuffarvi dentro a questo disco che il cantante Jay Buchanan conduce con gran piglio da leader dall'inizio alla fine, tra spettacolari tirate e momenti dove a prevalere è il lato blues e soul, uno dei loro punti di forza che li differenzia da buona parte del “retro rock” imperante. Le orecchie attente vi segnaleranno i tanti rimandi sparsi lungo il disco. Date loro ascolto, fate un cenno con il capo ma fregatevene. Tradizionali, spregiudicati, avvolgenti, sensuali, senza tempo, concisi (10 canzoni 10 e nessun filler inutile). Con buona pace di chi le orecchie le ha lasciate sopra a qualche disco pre 1975, in questi solchi (ah il vinile sarebbe adatto qui!) viaggia il miglior classic rock dei nostri giorni. Un peccato mortale non accorgersene per troppo snobismo (http://enzocurelli.blogspot.it/2014/07/recensione-rival-sons-great-western.html).
Che Buchanan sia la colonna portante, il segno distintivo dei Rival Sons, ormai è assodato, ma sarebbe un errore sottovalutare il lavoro dei suoi colleghi. Scott Holiday, ad esempio, con la sua sei corde ci ricorda tutto il suo amore per i Led Zeppelin senza mai scadere nel plagio. Gli americani, infatti, pur prendendo grossi spunti dai grandi del passato, non rinunciano mai a mettere in mostra tutta la loro personalità. Il nuovo disco contiene brani molto vari, come la rock/psichedelica “Good Things”, la bluesy “Open My Eyes” o l’atmosferica “Rich And The Poor”. Quasi in conclusione troviamo uno dei brani più ispirati dell’intero lavoro, “Where I’ve Been”, tanto essenziale quanto colmo di emozioni. Le strofe lente, dolci ed eteree lasciano presto spazio ad un energico refrain dove la potenza soul di Buchanan si apre fino a togliere il fiato. “Great Western Valkyrie” si colloca quindi solamente un gradino sotto rispetto al precedente “Head Down” di due anni fa, ma sta di fatto che anche in questo disco sono presenti alcuni tra i brani migliori che i californiani abbiano mai scritto. Considerare i Rival Sons come semplici esponenti dell’ultima ondata di “retro rock” sarebbe un grave errore perché, pur non nascondendo forti influenze settantiane, mettono cuore, personalità e tanta freschezza nella loro musica (http://metalitalia.com/album/rival-sons-great-western-valkyrie/).

“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


REPTILE YOUTH - Tutto già visto e sentito ma pur sempre gradevole

RADI@zioni / Disco Hot N° 13:
REPTILE YOUTH
“Rivers that run for a sea that is gone” (2014)

Dalla Danimarca, con amore, dieci tracce confezionate su misura per invadere qualche dance-floor electro-punk-wave. Tutto già visto e sentito ma pur sempre gradevole.
Il secondo album dei Reptile Youth funziona, grazie anche ad una produzione di ottima qualità, al contributo al missaggio di Brian Thorn (già dietro la consolle per David Bowie e Arcade Fire) e alla masterizzazione di Joe Lambert (che ha già dato una mano agli Animal Collective ed ai The National). Il cd scorre piacevolmente ma le somiglianze si sprecano: Bloc Party e Muse in primis.
Ritmi ballabili, riverbero nelle voci e qualche zampino rumoristico riescono ad azzeccare il groove adatto per alcune hit per poi virare con atmosfere più tossiche. Bella scoperta questi Reptile Youth!

(A cura di Carmine Tateo)

Tracce consigliate:



sabato 12 luglio 2014

GAMMA RAY: "Metallo forgiato all’inferno, questo è ciò che siamo!"

GAMMA RAY: "Empire Of The Undead” (Ear Music / Edel, 2014) – www.gammaray.org

Tracklist:
01. Avalon
02. Hellbent
03. Pale Rider
04. Born to Fly
05. Master of Confusion
06. Empire of the Undead
07. Time for Deliverance
08. Demonseed
09. Seven
10. I Will Return
11. Built A World



Kai Hansen risorge dalle sue ceneri. Venticinque anni d’onorata carriera, almeno tre capolavori (“Heading For Tomorrow”, “Land Of The Free”, “Somewhere Out In Space”) e una coerenza come poche altre band storiche: questi i Gamma Ray giunti nel 2014 all’undicesimo album in studio. Dopo due ottimi EP e un altrettanto eccelso live album vede finalmente la luce il nuovo lavoro targato Gamma Ray. “Empire Of The Undead” ha visto una genesi decisamente lunga e tormentata: dall’abbandono dell’ormai storico batterista Dan Zimmerman fino all’incendio dello studio di registrazione di Kai Hansen, il rinnovato quartetto tedesco ha dovuto affrontare non poche disavventure (www.spaziorock.it/recensione.php?&id=gamma_ray_empire_of_the_undead_2014).
La vera forza dei Gamma Ray resta il sapiente eclettismo delle atmosfere messo in campo, che comprendono cattiveria e solennità, lo scanzonato e l’onirico. I testi, tra l’apocalittico e l’epico, sono più che adeguati per un genere come quello proposto dal mastermind Kai Hansen (www.truemetal.it/cont/articolo/empire-of-the-undead/69078/1.html). Pollice verso, invece, per l’artwork. Forse il peggiore mai visto su una copertina dei Gamma Ray. A parte questo, “Empire Of The Undead” è comunque un disco ben prodotto e convincente per via della presenza di diversi episodi che i fans della band difficilmente potranno non apprezzare. Un gradito ritorno, su livelli più consoni ad un nome, quello di Kai Hansen, che ha fatto la storia del metal europeo (http://metalitalia.com/album/gamma-ray-empire-of-the-undead/).
L’undicesima fatica in studio dei Gamma Ray porta con se non pochi timori se analizziamo il recente passato della band che nell’ultimo decennio sembrava aver perso per strada la sua ispirazione. Dopo un periodo così lungo di appannamento non è certo facile ritrovare la via maestra, ma quel piccolo genio di Kai Hansen è riuscito a tirar fuori l’ennesimo coniglio dal suo magico cilindro. Come? Cambiando, portando innovazione e ringiovanendo la propria musica, guardando dritto-dritto… al passato. Ovviamente non stiamo parlando di una rivoluzione copernicana, ma parlando di una band solidamente ancorata alle proprie basi, il cambiamento ha quasi del clamoroso. Sarà per la ritrovata varietà della sezione ritmica (ormai da troppi anni stereotipata e monotona), ma l’album risulta suonato magistralmente e con una produzione mirata che ben esalta i singoli passaggi. Trattandosi di Gamma Ray non possono comunque mancare i brani più veloci e spensierati e mentre di “Master Of Confusion” ed “Empire Of The Undead” si è già detto tutto (sono entrambe presenti nell’EP uscito lo scorso anno) e si confermano come brani di assoluto spessore, la bella sorpresa è rappresentata da “Born To Fly”, nella quale Kai Hansen trova un ritornello da pelle d’oca.
Probabilmente se questo “Empire Of The Undead” avesse mantenuto la qualità dei primi sei pezzi anche nella seconda parte del disco oggi staremmo qui a parlare di un nuovo capolavoro e di un nuovo punto di riferimento per tutto il power metal, ma ahimè non è così. Resta comunque l’impressionante lavoro di cambiamento e crescita del sound che seppur ricco di contaminazioni (forse eccessive) da parte di band quali Judas Priest e Queen (influenze comunque da sempre presenti nel sound del Raggio Gamma), non cade nel banale ed anzi dona nuova energia ad una band che abbiamo dato sin troppe volte per finita. Il padre del power metal europeo ha deciso che era tempo di cambiare e, come sempre, ha fissato un nuovo punto di partenza. Che il viaggio, quindi, continui ancora a lungo e non importa se ci porterà in una nuova terra della libertà o nello spazio più profondo: con “Empire Of The Undead”, Kai Hansen ci ha riacceso la fantasia, e ora tutto è possibile (www.spaziorock.it/recensione.php?&id=gamma_ray_empire_of_the_undead_2014).

“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


domenica 6 luglio 2014

WOLFMOTHER - Un ritorno assolutamente a sorpresa!

WOLFMOTHER “New Crown” (album autoprodotto, 2014) – www.wolfmother.com

Tracklist:
01. How Many Times
02.
Enemy Is In Your Mind
03.
Heavy Weight
04.
New Crown
05. Tall Ships
06.
Feelings
07.
I Ain’t Got No
08. She Got It
09. My Tangerine Dream
10. Radio



È la prima uscita della band australiana addirittura dal 2009, quando fu il turno di “Cosmic Egg” che virò pesantemente verso un hard rock da arena, solido e ben prodotto, ma senza la varietà di influenze e l’inventiva dell’omonimo debut album del 2005. Quel 1° disco li fece scoprire al mondo come la sola band hard rock di stampo classico rilevante della decade passata, l’unica in grado di riproporre in modo contemporaneo e con suoni rinnovati influenze di gruppi come la Experience di Jimi Hendrix, i Black Sabbath e i Led Zeppelin. Negli ultimi anni, però, fra tour e dischi solisti, i Wolfmother sembravano essere totalmente piegati agli umori del proprio padre-padrone, Andrew Stockdale, che era, fin dagli inizi, la figura più importante della band grazie al suo timbro potente e particolare e ai suoi riff psichedelici, vorticosi e blueseggianti. Nel momento in cui si è trovato a rilanciare la band, però, Stockdale ha puntato su quello che i Wolfmother sono nella loro anima più essenziale: un trio veloce, forte e flessibile. E quindi si arriva al nuovo disco e il cambio di suono è chiarissimo, poiché si torna a una pesante psichedelia venata di blues che vira la rotta verso gli anni ’60 con una produzione sporca e volutamente vintage. Una bella sorpresa per un graditissimo ritorno! (www.impattosonoro.it/2014/04/28/recensioni/wolfmother-new-crown/).
A volte ritornano! Sì, perché lo scorso anno Andrew Stockdale aveva tutte le intenzioni di scrivere la parola fine nei confronti dei Wolfmother e di ri-lanciarsi in veste solista. Il suo disco, nonostante la bontà delle canzoni, ha evidentemente deluso le aspettative in termini di vendite, spingendo di conseguenza Stockdale a riportare in carreggiata il monicker Wolfmother, più conosciuto e spendibile per visibilità. Il nuovo “New Crown” esce in forma gratuita tramite bandcamp, nell’attesa che gli australiani firmino un nuovo contratto discografico. La formula magica non cambia rispetto ai precedenti lavori, la band continua a proporre un hard rock old school, con quel tocco di acidità che conferisce ai pezzi atmosfere decisamente retrò. “Enemy Is Your Mind” trasuda un sound figlio dei Black Sabbath grazie a chitarre che rielaborano i riffs di Tony Iommi con il classico trademark degli australiani. “Heavy Weight” rallenta la velocità d’esecuzione, i Wolfmother puntano su potenza ed impatto, mentre i filtri sulla voce di Stockdale danno un tocco lugubre alla musica. Con “New Crown” si respirano anni ’60 e ’70, grazie agli atmosferici intermezzi di tastiere. “I Ain’t Got No” mescola AC/DC e Rolling Stones con il sound dei Wolfmother in un cocktail saporito ed energico. La qualità del disco d’esordio appare ancora irraggiungibile, ma “New Crown” vanta comunque una serie di grandi brani che possono concretamente rilanciare la carriera in declino dei Wolfmother. Arriverà un contratto discografico? Non ce ne importa nulla! Da ascoltatori non possiamo che applaudire il coraggio di Stockdale e compagni per aver messo a disposizione gratuitamente un intero disco, frutto di fatica e sacrificio (http://metalitalia.com/album/wolfmother-new-crown/).
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.



sabato 5 luglio 2014

CHAIN & THE GANG - Avvinghiati alla catena del rock’n'roll!

RADI@zioni / Disco Hot N° 12:
CHAIN & THE GANG “Minimum Rock’n’Roll” (2014)


… e con questo nuovo lavoro Chain & The Gang sono al loro 4° album. La band fa capo al loro leader storico, Ian Svenonius, una sorta di santone ciarliero e squilibrato, profeta entusiasta di una religione dimenticata dai più.
Anche in questo capitolo torna a vibrare l’amore per il funk più slabbrato unito al proto-punk di metà anni ’70 per una formula che sa essere sensuale e ugualmente grezza … ma è solo rock’n’roll?
Dodici brani mixati da Brendan Canty (dei Fugazi)… un motivo in più per rallegrarsene. A questo giro c’è meno approssimazione e il disco si lascia apprezzare anche nella sua licenziosa indolenza.
“Minimum Rock’n’Roll” alla fine risulta godibile anche se l’accanimento del loro leader risulta retorico e incorreggibile. Al prossimo giro però vorremmo meno pazzia e più continuità!

(a cura di Carmine Tateo)

Traccia consigliata:



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