sabato 18 dicembre 2010

HOWE GELB - il cowboy di Tucson ha ancora una volta fatto centro ma con “Alegrías”


Howe Gelb & A Band of Gypsies “Alegrías” (Eureka,2010)
www.howegelb.com  -  www.myspace.com/howegelb

Tracklist:
01. 4 Doors Maverick
02. (There Eere) Always Horses Coming
03. Blood Orange
04. Broken Bird & The Ghost River
05. Cowboy Boots On Cobble Ssone
06. Lost Like a Boat Full Of Rice
07. Notoriety
08. One Diner Town
09. Saint Conformity
10. The Ballad Of Lole Y Manuel
11. The Hungin’ Judge
12. Uneven Light Of Day
13. Where The Wind Turns The Skin Into Leather

Personaggio funambolico e stravagante Howe Gelb è stato innanzitutto un precursore di un certo suono di confine con la sua principale creatura, i Giant Sand, quindi con il progetto estemporaneo degli OP8 e con i grandi Band Of Blacky Ranchette. Ma Howe è sempre stato un outsider, uno che preferisce percorrere strade secondarie, sperimentare continuamente, mettersi in discussione, incontrare nuovi stimoli, nuove fonti d'ispirazione per la sua musica e anche rischiare con nuove idee e progetti. Ogni suo album ti trasporta in terre e culture distanti tra loro; i panorami cambiano continuamente: si passa dal deserto dell'Arizona di “Confluence” alla Danimarca di “The Listener”, al gospel (registrato con ausilio di un coro canadese) dell'ultimo “Like You” con gli 'Sno Angel per finire in Spagna, nella multietnica e tollerante città di Cordoba dove (come Obama ha recentemente affermato) arabi, cristiani, ebrei convivono insieme senza contrasti. Una serie di fortunate coincidenze ha portato Mr. Gelb a reinterpretare alcune sue vecchie canzoni e a scriverne altre nuove in puro stile flamenco, come un vero “no man's land” in movimento, lasciando inalterate le sue radici ancorate a quel suo suono desertico che è diventato ormai il suo marchio di fabbrica. L'atmosfera calda e magica di questa città insieme all'incontro con Raimundo Amador e i suoi Band of Gypsies (Lin Cortes e Juan Panki alle chitarre, Anil Fernandez al cajon a cui si aggiungono ai cori Angela, Rocio e Prin' Lala) hanno portato il nostro a registrare questo nuovo “Alegrías” (con una bellissima copertina) sotto il controllo dell'amico fedele John Parish. La cosa curiosa è che la Band of Gypsies non parla inglese mentre Howe non parla spagnolo, a parte le poche parole di cortesia apprese nei suoi numerosi viaggi sui confini messicani, ma la sua voce roca e sabbiosa può disarmare qualsiasi ascoltatore e così, senza pensarci due volte, tutti insieme hanno cominciato a suonare per ore intere, entrando in sintonia con semplici gesti e tanto coinvolgimento. Il rifacimento di 4 Doors Maverick” (da “Hisser”) è da brividi con quella voce tanto calda e roca, quel fraseggio di chitarra flamenca e l'handclapping ad arricchire una delle canzoni più belle di Gelb. Essere rapito da una zingara e vagabondare per tutto il mondo come un nomade è il sentimento che trasmette “Uneven Light Of Day”. Suoni sghembi da Tapas bar all'ora di chiusura con un ultimo sorso di tequila si respirano nell'inedita e bella “The Ballad Of Lole Y Manuel” cantata in spagnolo, con l'aiuto degli azzeccatissimi cori gitani. Si ritorna in Arizona con i paesaggi desertici di “Blood Orange” (da “The Listener”) e i suoi tramonti che ti lasciano senza parole, rifatta con l'aiuto delle tre chicas gitane al seguito, mentre un piano appena sussurrato e le corde di una chitarra pizzicata accompagnano, all'imbrunire, la conclusiva e malinconica “One Diner Town”. Amigos, il cowboy di Tucson ha ancora una volta fatto centro (www.rootshighway.it).
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

martedì 14 dicembre 2010

Maurizio Blatto. L'ULTIMO DISCO DEI MOHICANI. Il libro nato in uno storico negozio di dischi di Torino

Backdoor, Torino: siamo aperti. A cosa? Grossomodo a tutto. E a tutti. In particolar modo a quelli che davvero non pensavate potessero esistere. E invece esistono, sono il variopinto circo di clienti - più o meno occasionali, più o meno appassionati, più o meno folli - di uno storico negozio di dischi specializzato in vinile e intento a vivere l'amore per la musica dall'altra parte della barricata: un luogo talmente vero e talmente incredibile da essere più pop di un coretto dei Beach Boys. Ecco, allora, sfilare il piastrellista devoto al funky e alle donne di colore, l'audiofilo sorpreso dalla moglie con uno stereo in un appartamento affittato di nascosto e l'uomo che ha inventato i Massive Attack. Per non parlare dell'immigrato slavo che voleva morire sotto la sezione reggae, dell'indomabile Sentimentalista o del fan degli Alarm con documenti compromettenti per la FIAT...gente strana?
Se la pensate così, non vi siete mai trovati di fronte a quei clienti che, incerti su cosa comprare, hanno chiesto: "Ma Che Guevara ha fatto più niente?".  

MAURIZIO BLATTO
Nato a Torino nel 1966, ha accantonato sul nascere una carriera da avvocato preferendo Backdoor, storico negozio di dischi cittadino. Collabora da anni con la rivista musicale "Rumore". La sua canzone è How Soon Is Now? Degli Smiths. Dovendo scegliere, sceglie vinile. L'ultimo disco dei Mohicani è il suo primo libro.
 

"Ad afro punk come stiamo?". "Scusi, ma cosa intende per afro punk?". "Mah, tipo quello lì, Jack Morriso, quello dei The Doors. È morto no?"
"Ce l'ha quello dei Led Zeppelin con la supposta in copertina?"…
Maurizio BlattoL'ULTIMO DISCO DEI MOHICANI - Castelvecchi editore
pp. 229 - euro 15,00
-
www.castelvecchieditore.com


(da http://www.newspettacolo.com/news/varie/24743_maurizio-blatto-lultimo-disco-dei-mohicani-il-libro-nato-in-uno-storico-negozio-di-dischi-di-torino.html)

sabato 11 dicembre 2010

LITTLE ITALY: Salento Rock Band



Band salentina nata nel gennaio 2010.
il gruppo si dedica al riarrangiamento di brani di ogni genere musicale italiano e straniero in una chiave rock molto personalizzata.
Non solo cover per i Little Italy, la band lavora alla stesura di brani propri, alcuni dei quali verranno pubblicati in un mini-cd promozionale dal titolo LITTLE ITALY.

Genere:
rock metallizzato
Membri:
Gianluca Pescecane / guitars & vocals
Matteo Cirfera / guitars & vocals
Domenico de Cesare / bass & vocals
Damianone Rielli / drums



QUEST FOR FIRE: difficile rimanere impassibili all’ascolto di “Lights From Paradise”

Quest For Fire “Lights From Paradise” (Tee Pee Records, 2010) www.myspace.com/questforfireband

Tracklist: 
1. The Greatest Hits By God
2. Set Out Alone
3.Strange Vacation
4. Confusion’s Home
5. In The Place Of A Storm
6. Psychic Seasons
7. Hinterland Who’s Who
8. Sessions Of Light

Eravamo rimasti al debutto dei Quest For Fire appena un anno fa. Grazie alla lungimiranza della Tee Pee Records questi quattro ragazzi si erano dimostrati una delle migliori scoperte della passata stagione. Un esordio in cui il gruppo aveva saputo far valere le proprie doti spaziando dall'hard stoner ad un grunge d'annata, il tutto filtrato mediante un emozionante processo psichedelico. Oggi la band di Toronto fa ritorno per deliziarci con “Lights From Paradise” un full lenght che legittima la bontà della loro proposta. Lo stoner si è ridotto ai minimi termini ma le sonorità già conosciute non sono andate perse. Solo l'involucro si è fatto meno diretto, meno prevedibile, come se il loro rock fosse sospeso in aria, fluttuante, avvolto in una sognante (e deviata) melodia che riconduce ancora una volta dalle parti dei Dead Meadow (www.perkele.it).
È difficile rimanere impassibili all’ascolto di “Lights From Paradise”, come altrettanto difficile è pensare che un disco formato da otto brani che rimarranno a lungo impressi nelle nostre menti possa passare inosservato. “The Greatest Hits By God” è una delle aperture più d’impatto di questo 2010: una vera e propria odissea western, tinteggiata da splendide aperture di violini e chiusa, in coda, da un delicato sfumare acustico. La tentazione dell’immortale ballata unplugged bussa alla porta della splendida “Psychic Seasons”, scottata da tizzoni blues, per poi farsi nuovamente heavy-psichedelic negli spettacolari tornanti di “Hinterland Who's Who”, vibrante stoner vicinissimo ai Pontiak in “Confusion’s Home” e dolce, rovente catarsi doom nello svelarsi progressivo di “Sessions Of Light”. I migliori presagi hanno trovato conferma: i Quest For Fire sono decisamente di classe “A” (www.storiadellamusica.it).
(Rino De Cesare)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

domenica 5 dicembre 2010

KILLING JOKE: con "Absolute Dissent" celebrano 30 anni di onorata carriera!


KILLING JOKE “Absolute Dissent” (Spine Farm Records/Universal, 2010)
www.killingjoke.com

Tracklist:
01. ABSOLUTE DISSENT
02. THE GREAT CULL
03. FRESH FEVER FROM THE SKIES
04. IN EXCELSIS
05. EUROPEAN SUPER STATE
06. THIS WORLD HELL
07. END GAME
08. THE RAVEN KING
09. HONOUR THE FIRE
10. DEPTHCHARGE
11. HERE COMES THE SINGULARITY
12. GHOSTS ON LADBROKE GROVE

Cosa si può chiedere di più ad una band come i Killing Joke? Dopo aver cavalcato (fin dal 1979) i territori più oscuri della new wave, fuso assieme dub, metal e dark, dopo averci fatto danzare sulla rovine post-atomiche degli anni ’80 e averci devastato con la durezza degli anni ’90, dopo aver influenzato i Nirvana, il movimento industrial e ispirato Nine Inch Nails, Ministry, Soundgarden, Faith No More, Primus, Helmet e Jane’s Addiction (solo per citare qualche nome), sono stati capaci di offrirci, ancora una volta, un altro piatto a base di apocalissi e muri di suono… e tanto ci basta! (www.beatbear.com).
“Absolute Dissent” è un disco speciale perchè celebra 30 anni di onorata carriera con 12 nuove tracce e nuovamente, dopo 28 anni, con la line-up originale costituita da Jaz Coleman (voce e tastiere), Kevin “Geordie” Walker (chitarra), Martin “Youth” Glover (basso) e Paul Ferguson (batteria) e mette inoltre in bella evidenza una band in gran forma e con ancora molte cose da dire. Il ritorno della sezione ritmica dei primi lavori non è sinonimo di un disco esclusivamente post-punk o di una mera riproposizione del passato. Com’era abbastanza prevedibile, suona molto più vicino agli ultimi dischi della formazione inglese, rispetto ai quali è però di una spanna superiore ed anzi, per quanto mi riguarda, si tratta, esclusa la trilogia iniziale, di uno dei migliori album in assoluto dei KJ. La title-track, non a caso posta in apertura, è una chiara dichiarazione d’intenti: ancora una volta i testi sono corrosivi e diretti, urlano di rabbia per la situazione socio-politico-economica mondiale, una rabbia che tocca uno dei suoi apici nella devastante “The Great Cult” (www.versacrum.com).
Ho ascoltato per la prima volta questo album in uno stato di buon umore. Ne sono uscito incupito, annebbiato e, dopo un po’, sollevato. Beh, credo che sia proprio questa la funzione di una band come i KJ: tirar fuori, con la violenza del loro suono, i peggiori istinti ed emozioni e sublimarli per noi. Se ne fanno carico, li esprimono e ci lasciano sfiniti ma liberi. Musicalmente l’album corrisponde proprio a ciò che ho appena descritto. Da ascoltare, amare, interiorizzare e da urlarci sopra (www.beatbear.com).
I 12 pezzi del CD, che potrete trovare anche in versione de-luxe accoppiati a un secondo disco di cover dei KJ interpretate da altri artisti, hanno un impatto decisamente live e, complice anche una registrazione che emana accecanti bagliori in bianco e nero, presenta un altro grande pregio: quello di variare lo stile delle composizioni quel tanto che basta per non annoiare, pur restando nel solco del tipico stile KJ. Gran bel ritorno per Jaz e soci, capaci, pur nell'eterno confronto con i loro capolavori del passato, di non sfigurare, ma anzi di segnare un altro punto a proprio favore (www.metalitalia.com).
Qualcuno ha scritto che i maestri KJ sono stati superati dai loro allievi (Prong, Godflesh, Rammstein, Korn e via discorrendo) e probabilmente, anzi, sicuramente è vero, ma questo, secondo me, dovrebbe essere solo un vanto perché significa che sono stati dei buoni maestri. Va però altresì detto che, se i precedenti due album ci avevano restituito un gruppo ad un buon livello (ed io mi spingo oltre e dico “ad alto livello”), con questo nuovo album li ritroviamo davvero in gran spolvero e ad altissimi livelli! Per finire: “Absolute Dissent” è disco assolutamente consigliato perché i KJ sono riusciti a dar vita con esso ad un lavoro molto vario, in grado di toccare più corde, ma capace di essere, allo stesso tempo, compatto e potente, pertanto lo ritengo ottimo come candidato a disco dell’anno per questo 2010 (www.miusika.net).


“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

EELS: "Tomorrow Morning" è il nuovo album!


EELS “Tomorrow Morning” (2010)

È un dato di fatto! Mr. E. non riesce a star fermo! “Tomorrow Morning” è infatti l’ultimo album di una trilogia che ha avuto inizio circa un anno e mezzo fa. Ma, a differenza di altri suoi logorroici colleghi, Mr. E. (con i suoi Eels) non stanca mai. Alterna, naturalmente, alti e bassi ma il livello della sua scrittura è, come minimo, sufficiente. Certo, raggiungere i valori dei primi tre album è molto difficile ma Mark Oliver Everett ci sta provando. Quest’ultimo lavoro è veramente bello!
Sdolcinato, melodico, rock, pop, elettronico, danzereccio sono le prime definizioni che vengono alla mente e calzano bene per descrivere un album comunque pieno di sorprese.
Gli standard di bellezza a cui gli Eels ci hanno abituati sono stati rispettati ma “Tomorrow Morning” è un gradino sopra gli ultimi più recenti album della band. Bentornati Eels!!!

(Carmine Tateo)

domenica 28 novembre 2010

Spazio al metal su Ciccio Riccio! BURNING SEAS in diretta dal vivo dal Lab Creation di Mesagne


Serata all'insegna della musica metal per Ciccio Riccio e per “RADI@zioni LIVE”, lunedì 29 novembre; sul palco del “Lab Creation” di Mesagne a partire dalle ore 22 saliranno infatti i Burning Seas, band salentina nata nel settembre del 2003. L’esordio dal vivo è avvenuto nel febbraio 2004 al Candle Pub di Lecce, dove hanno suonato con i Kiss of Death e i Painstorm. La formazione attuale è composta da Giuseppe “Peppe” De Benedittis (voce), Domenico de Cesare (basso), Gianluca “Pescecane” Farina (chitarra), Matteo Cirfera (chitarra) e Damiano Rielli (batteria). Attivissimi nella scena del metal salentino hanno collezionato fino ad oggi poco meno di un centinaio di date live aprendo anche per importanti gruppi come Soulfly, Extrema, Node, Infernal Poetry e Fire Trails. “Against Myself”, dopo svariate pubblicazioni di promo e demo mini cd, è il più recente cd lungo della band, pubblicato nel 2009: 10 tracce di cinico, passionale ed incazzato techno-metal… dal Salento con furore!
“RADI@zioni LIVE” è a cura di Marco Greco, Angelo De Luca, Antonio Marra e Camillo Fasulo.

domenica 21 novembre 2010

THE CORIN TUCKER BAND - Disco d'esordio solista per una mamma di mezz'età


THE CORIN TUCKER BAND “1,000 Years” (Kill Rock Stars, 2010) www.killrockstars.com

Tracklist: 01. 1,000 Years
02. Half A World Away
03. It’s Always Summer
04. Handed Love
05. Doubt
06. Dragon
07. Riley
08. Pulling Pieces
09. Thrift Store Coats
10. Big Goodbye
11.
Miles Away

È proprio vero: a volte ritornano! È stata una vita, quella delle Sleater-Kinney, in cui si è dato troppo alla musica per riuscire a distaccarsene del tutto. Corin Tucker ha guidato per dodici anni una band che ha sempre tenuto la testa alta ed ha resistito all'urto delle major e delle attenzioni giornalistiche, anche e soprattutto mentre intorno un intero movimento di protesta come quello delle riot grrls si squagliava come neve al sole. Eppure pareva fosse lei al centro dello scioglimento di quel trio alchemico che, da quando non c'è più, pare aver lasciato un vuoto incolmabile, là dove il rock’n’roll diventa intellettuale. Questo è “1,000 Years”, nonostante Corin si schermisca definendolo il disco di una “mamma di mezz'età”. Tutto è netto e solidamente scolpito in “1,000 Years”, le chitarre vagano allo stato brado, il drumming è preciso, squillante, muscolare. È un disco permeato di una ruspante vena vedderiana (personaggio peraltro citato nei credits del disco e amico di vecchia data), soprattutto nelle assolate passeggiate sul lato selvaggio di “Dragon” e “It’s Always Summer”. (www.ondarock.it)
Le affinità con la band originaria non vengono meno, per cui sarebbe fuorviante aspettarsi un lavoro tranquillo, intimista e cantautorale. Del resto, l’elemento immediatamente riconoscibile resta una voce cristallina, acuta e in grado di coprire ben otto ottave, sebbene utilizzata in maniera più eclettica rispetto al passato perché più eclettiche sono senz’altro le undici tracce in programma, eseguite con l’impiego di chitarra acustica, tastiere, percussioni, violoncelli e violini, oltre agli immancabili strumenti elettrici. I cambiamenti, dunque, non mancano e sono il naturale riflesso di un’evoluzione umana, prima di tutto: l’artista americana è ormai moglie e madre di due bimbi ed ha acquisito, a suo dire, una nuova maturità che traspare da testi in equilibrio tra privato e sociale, ma soprattutto da un songwriting solido e ispirato, da musiche che giocano sapientemente con le sfumature, con le alternanze schizofreniche fra pieni e vuoti, adagi e improvvise accelerazioni. (www.ilmucchio.it)
Il comunicato stampa ufficiale presente sul sito dell’etichetta Kill Rock Stars dipinge Corin Tucker come “una moglie, una madre, una compositrice, una cantante, un’artista capace di trasformare in musica il suono della vita reale… ed il suo sound è vero”. Ma è davvero difficile dire se il primo disco solista di Corin Tucker possa suonare così devastantemente bello anche alle orecchie di chi non ha amato la musica delle Sleater-Kinney, o possa fare un qualsiasi effetto a chi non è cresciuto nella convinzione che questo è il modo di registrare un disco, di scrivere e di cantare una canzone, di far suonare una batteria e una chitarra. L’unica cosa certa è che quel comunicato stampa è oro colato e che se avete pianto alla notizia dello scioglimento delle Sleater-Kinney (from Olympia) saranno sufficienti 30” della title-track per capire chi sia tornata, quante storie abbia da raccontare e quanto vi fosse mancata! (www.vitaminic.it)
(Rino De Cesare)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

EDWYN COLLINS - Un grande ritorno per un grande maestro del brit-pop

EDWYN COLLINS “Losing Sleep” (2010)

L’ultimo album di Edwyn Collins è frutto di tantissime collaborazioni che ne hanno elevato tantissimo il livello musicale. Si tratta comunque di pop britannico di indiscussa qualità che assicura per la durata del CD un ascolto godibile e spensierato.
Il talento di Mr. Collins non si discute (basti pensare che era ad un passo dal perdere la voce per un brutto incidente), ma la partecipazione nei vari brani di alcuni suoi amici, per citarne qualcuno Aztec Camera, Magic Numbers e Cribs, danno maggior spessore a questo CD.
I brani scorrono uno dopo l’altro in un modo molto veloce, dando la sensazione che questo disco sia stato registrato in presa diretta.
Un grande ritorno per un grande maestro.

(Carmine Tateo)
 

sabato 13 novembre 2010

BLACK MOUNTAIN - Alfieri dell’attuale "psych’n’prog-spiritual-rock"


BLACK MOUNTAIN “Wilderness Heart” (Jagjaguwar, 2010)
www.myspace.com/blackmountain, www.blackmountainarmy.com

Tracklist:
The hair song
Old fangs
Radiant hearts
Rollercoaster
Let spirits ride
Buried by the blues
The way to gone
Wilderness heart
The space of your mind
Sadie

Si intitola “Wilderness Heart” il terzo capitolo discografico dei Black Mountain, alfieri dell’attuale psych’n’prog-spiritual-rock. Per la registrazione dell’album la band si è recata nell'assolata Los Angeles dove, con i veterani produttori David Sardy e Randall Dunn (già al fianco di gente come Johnny Cash, Nine Inch Nails e Sunn O))), hanno registrato i dieci brani che ne fanno parte. Le influenze provengono dichiaratamente dagli anni ’60 e ’70, dall'hard-rock di Deep Purple, Black Sabbath e Led Zeppelin fino al folk psichedelico, ma passando anche per gli anni ’90 dei Soundgarden, Kyuss e Queens of the Stone Age (con i quali hanno parecchi punti in comune). La band è composta da Matt Camirand, Stephen McBean, Jeremy Schmidt, Amber Webber e Joshua Wells (www.rockol.it).
“Wilderness Heart” è l’ultima stoccata dei Black Mountain, che a distanza di tre anni dal fortunatissimo “In The Future”, si rimettono in gioco cercando di bissarne lo stesso clamore. Non sarà facilissimo, viste le grandi aspettative che loro stessi generarono mettendo in luce propositi altissimi, sfiorando cenni di purissima psychedelia fusa al più famigerato hard rock dei primi anni ’70 (www.myspace.com/blackmountain). Loro si definiscono un gruppo di hippie, ma per scherzo. Quando non sono in giro, sono di casa a Vancouver, dove il barbuto Stephen McBean e gli altri quattro membri della band hanno anche dato vita al collettivo “Black Mountain Army”. Dal suo grembo nascono, inoltre, numerosi altri progetti dei singoli membri del gruppo, tra cui i Pink Mountaintops (sempre con McBean, sempre “montagne”, ma la proposta è totalmente differente quanto interessante), i Lightning Dust di Amber Webber e Joshua Wells, i Blood Meridian di Matt Camirand e i Sinola Caves di Jeremy Schmidt. Proporre un sound sfacciatamente retrò ed heavy nel 2010 senza prendersi affatto sul serio e ottenere critiche più che positive e moltissima attenzione mediatica non è affatto semplice, soprattutto perché certe sonorità è da alcuni anni che non vanno più tanto per la maggiore. Ma ad attirare su di loro l’attenzione di una grossa fetta di pubblico è stato proprio l’ottimo “In The Future” del 2008, oltre che una scappatella con l’Uomo Ragno nella colonna sonora di SpiderMan 3”. Il disco convince sotto tutti i fronti ed è, dal punto di vista qualitativo, quello che (più o meno) ci si poteva aspettare dall’ensemble canadese: una scrittura solida e convincente e canzoni che funzionano sebbene vengano ripetuti schemi più che abusati. La virata verso sonorità ancor più classicheggianti non segna, in realtà, un passo indietro, ma conferma invece il talento e la personalità dei Black Mountain, band che, si spera, in futuro ci regali ancora molte altre soddisfazioni (www.indieforbunnies.com).
Quello che salta subito all’occhio nell’economia del disco è sicuramente il minutaggio, ridotto di parecchio rispetto al capitolo precedente. Qui i pezzi sono più asciutti ed è evidente la ricerca della rock-song vecchio stile, che arriva puntualmente con “Old Fangs”. C’è sicuramente molta carne al fuoco e i Black Mountain risultano particolarmente bravi a muoversi agilmente tra molti registri diversi, sempre impregnati di un gusto classicamente heavy, hard e metal in alcuni episodi, come in “Lets Spirits Ride” o nella title-track “Wilderness Heart”. Da menzionare anche la sabbathiana “Rollercoaster”, che ammalia soprattutto per gli ottimi intrecci vocali di McBean e Amber Webber. Ricalcando comunque vecchi modelli, i Black Mountain costruiscono un album bilanciato tra episodi veloci, molto veloci, ma anche molto lenti, come la conclusiva “Sadie” (www.indie-rock.it).
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

mercoledì 3 novembre 2010

ISOBEL CAMPBELL & MARK LANEGAN - La strana coppia torna a colpire!

ISOBEL CAMPBELL & MARK LANEGAN “Hawk” (V2, 2010)
www.isobelcampbell.com -  www.myspace.com/isobelcampbell

Tracklist:
01. We Die And See Beauty Reign
02. You Won't Let Me Down Again
03. Snake Song
04. Come Undone
05. No Place To Fall
06. Get Behind Me
07. Time Of The Season
08. Hawk
09. Sunrise
10. To Hell & Back Again
11. Cool Water
12. Eyes Of Green
13. Lately


“Hawk” è il terzo disco per la coppia Campbell & Lanegan ed è probabilmente il migliore dei tre fin qui pubblicati, la certificazione definitiva della validità del progetto voluto dall’ex violoncellista dei Belle & Sebastian. Isobel, in questi anni, si è appropriata in maniera sempre più personale del verbo folk-rock americano, allontanandosi dall’indie pop della band da cui è uscita nel 2002. Oggi la sua capacità di scrittura ha raggiunto il suo apice, distillandosi in una decina di canzoni praticamente perfette, capaci di coniugare senza sbavature dolcezza, sensualità e atmosfere roots. Come sia nato in Isobel l’amore per l’America non è dato saperlo: ciò che è invece certo è che questo sia stato sublimato dall’incontro con Mark Lanegan, la voce più blues oggi al mondo, l’uomo capace di dare forza e sentimento ad ogni brano che interpreti. In questo disco l’incontro tra il canto etereo di lei e quello plumbeo di lui crea sensazioni fortissime nell’ascoltatore, come se Venere e Marte avessero trasferito nelle pianure del midwest il loro luogo di scontro, tra un blues spettrale e un’apertura soul 60s, e noi potessimo assistere alla loro eterna guerra, stavolta a colpi di note. (www.indie-eye.it)
Sulla falsariga delle precedenti puntate (“Ballad Of The Broken Sea” del 2006 e “Sunday At The Devil Dirt” del 2008), “Hawk” scorre lieve e piacevole: anche la copertina in bianco e nero con i due ritratti come una sorta di Bonnie & Clyde in versione “nouvelle vague”, richiama in maniera sibillina quella del disco d’esordio. Ed il piano musicale non smentisce completamente quello iconico: difatti la coppia guida la sua Chevy lungo le ben note e confortevoli strade che attraversano il classico paesaggio traditional anglo-americano. L’unica novità è che, pur essendo il disco decisamente più americano nelle sonorità (più speziato, quindi, di blues e western), a cantarci sopra con maggiore frequenza è la scozzese Isobel, col buon Mark sovente relegato al controcanto ed addirittura “cornificato” in “No Place To Fall”, frugale ed efficace cover di Townes Van Zandt, dal giovane Willy Mason, ex enfant prodige del folk americano ed ennesimo bis-nipote di Johnny Cash del quale dopo due ottimi albums (l’ultimo, “If The Ocean Get Rough”, del 2007) sembravano essersi perdute le tracce. (www.storiadellamusica.it)
Nel complesso l’opera può esser vista come un grande affresco in chiaroscuro di buona parte della storia musicale americana: c’è il blues rock sulfureo di “You Won’t Let Me Down Again” (con James Iha, ex Smashing Pumpkins, alla chitarra) e quello selvaggio di “Get Behind Me”, nella vena di “Subterranean Homesick Blues” di Dylan (sembra di risentire quel “wild mercury sound” che il cantautore di Duluth voleva creare); il country-folk gentile di “Time Of The Season” e quello incrociato col gospel di “Lately”; l’incredibile title track, strumentale rhythm and blues che affoga John Lee Hooker nell’acido. Ci sono anche un paio di esperimenti: “Come Undone”, ai confini del trip–hop e molto simile ad alcune cose dei Portishead di “Dummy”, e “Eyes Of Green”, che rasenta il folk irlandese. Quest’ultimo è forse l’unico pezzo meno riuscito di “Hawk”, che per il resto mostra davvero pochi punti deboli e si candida ad essere ricordato nelle playlist di fine anno. La strana coppia continua a stupire! (www.outtune.net)
(Rino De Cesare)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.


THE THERMALS: una delle poche vere sorprese pop-rock di questo 2010


THE THERMALS “Personal Life” (2010)
Una delle poche vere sorprese di questo 2010 sono proprio i The Thermals, band proveniente dalla lontana Portland (Oregon, Stai Uniti d’America) ma dal suono decisamente molto europeo.
Hanno rallentato i ritmi, rispetto ai loro primi dischi, ed hanno riscoperto melodie e suoni accattivanti, in maniera tale da rendere facilmente insinuanti e memorizzabili le nuove canzoni contenute in questo “Personal Life”.
Chitarre, basso e batteria dal sapore antico, ballate ad alta tensione elettrica e una miscela di suoni tra Superchunk e Pixies rendono “Personale Life” un album decisamente istantaneo catalizzando l’attenzione fin dal primo ascolto. Niente di nuovo nello show-biz musicale ma il loro sound vi conquisterà! Sicuramente da inserire nella Top Five dei Dischi Hot!
(Carmine Tateo)

TAME IMPALA: c'é del nuovo psych-rock in giro!

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TAME IMPALA “Innerspeaker” (2010)
Disco d’esordio per questa band proveniente dall’Australia, considerata come la miglior nuova psycho-rock band in giro attualmente.
Età media 20 anni… ma non si direbbe visto come suonano. Propongono qualcosa di fresco e di creativo, con attitudine “dreamy”, dal sapore angelico e celestiale, il tutto riportato sulla terra da una splendida sezione ritmica!
Chitarre pulite, ma non troppo, basso dondolante, batteria “krauta” e voce perennemente svogliata sono gli ingredienti fissi che rendono davvero gradevole questo album.
Dal vivo hanno fatto da spalla a band molto più famose di loro come ad esempio Black Keys ed MGMT, riuscendo a collezionare parecchi sold out. Una delle band più promettenti ed in forma del momento.
(Carmine Tateo)

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