04. Strife
05. Waiting For A Sign (guarda&ascolta)
06. Dead Nature
07. She Will (guarda&ascolta)
08. No Face
09. Hit Me
10. Husbands
11. Marshal Dear (guarda&ascolta)
05. Waiting For A Sign (guarda&ascolta)
06. Dead Nature
07. She Will (guarda&ascolta)
08. No Face
09. Hit Me
10. Husbands
11. Marshal Dear (guarda&ascolta)
La storia inizia
circa sul finire degli anni ’70 quando un ragazzo di nome Ian, appassionato di
poesia e di musica rock, ha l'occasione di mostrarsi al pubblico di Manchester
con la sua band: i Joy Division. La storia finisce nel maggio del
1980 quando il giovane Ian, ventiquattro anni appena, chiude il suo patto con
il mondo impiccandosi nell'abitazione della natia Macclesfield, Cheshire, UK,
inconsapevole di rappresentare da lì in avanti l'iconografia del post-punk, di aver gettato le fondamenta
dell'intero movimento dark e d'incarnare il prototipo del dramma esistenziale
post-moderno. Va bene, l’abbiamo presa un po’ alla larga, ma qualcuno potrebbe
facilmente prendere spunto da questa storia per spiegare chi siano le Savages.
Intanto arrivano da Londra e sono una band interamente femminile! C’è una voce
androgina, quella di Jehnny Beth, c’è una chitarra corrosiva che è quella di Gemma
Thompson e ci sono delle ritmiche di basso e batteria grazie a Ayse Hassan e
Fay Milton. Ma non solo il suono avvicina la band di queste quattro londinesi
ai quattro di Manchester. Ciò che rende appassionato e indissolubile il legame
tra le compositrici di “Silence Yourself” e gli “sconfitti” di “Unknown Pleasures” è l'istinto, quel sentimento primordiale del compiere
un'azione senza la necessità di elaborarla o di concepirla. E in effetti le
Savages, con questo lavoro d’esordio non vogliono recapitarci qualcosa che già
non sia in nostro possesso; loro pretendono di trasmettere l’unione tra la
fisicità strumentale e la cruda emotività delle parole, prendendo a schiaffi i
sentimentalismi scontati e suggerendo l’opportunità di starsene zitti, una
volta ogni tanto. Le 4 Savages sono donne che vogliono fare le donne.
Portatrici di un femminismo coscientemente femminile, non giocano a fare i
maschietti agli strumenti, rimanendo fedeli alla sensibilità e alla forza che
le contraddistingue. “Silence Yourself” è un disco muscolare e diretto,
istintivo, che mozza il fiato come un pugno nella bocca dello stomaco, ma che
in alcuni momenti accarezza con delicatezza le nostre teste, come a voler
mostrare che una botta, seppur violenta, è necessaria per apprezzare il mondo
che ci circonda, nitido, diretto, esente da quelle falsità strumentali che
conducono invece alla Violenza vera, quella con la “V” maiuscola (http://www.ondarock.it/recensioni/2013_savages_silenceyourself.htm).
Sono un gruppo onesto
le Savages e lo ammettono subito che in “Silence Yourself” non c’è nulla che
musicalmente non si sia già visto e sentito. L’essenzialità della copertina in
“black & white”, i ritmi sincopati alla Wire, distorsioni e sassofoni
no-wave, un gran basso e una batteria primitivi e trascinanti che per impeto
ricordano gli exploit delle prime Slits, l’urgenza di un cantato che unisce
l’intensità e il piglio di Patti Smith e momenti à la Siouxsie & The
Banshees. Queste ragazze però credono in quello che dicono, ci credono e molto.
Un particolare non da poco, che le differenzia da tante altre colleghe. Senza
indugi, senza fronzoli, badano alla sostanza, pretendono di essere ascoltate. E
quando parlano d’amore lo fanno con insofferenza. Niente cuoricini e
bigliettini di San Valentino, dunque. Il mondo che descrivono in “Silence
Yourself”, un mondo in cui bisogna solo sorridere nonostante tutto, pedalare in
silenzio e lottare per strappare agli altri un posto al sole, non le soddisfa
neanche un po’. Tanto che sembra ne vogliano fare il funerale. “Silence
Yourself” è il loro modo di ribellarsi, di mostrare il dito medio e dire che no,
non hanno intenzione di stare zitte e incassare. Non sono ciniche, non
rincorrono le mode Jehnny, Ayse, Fay ed Emma. La loro indignazione, il loro
fervore, lo stupore per quanto poco si sia evoluta la razza umana sono
sentimenti autentici. Ed è soprattutto questo a restare impresso nella memoria,
quando l’album finisce. Magari le Savages non riusciranno nell’ambizioso
progetto che hanno detto di voler perseguire: cambiare il modo in cui molte
persone vivono i rapporti personali e affettivi, il proprio lavoro, attraverso
la musica. Chissà, forse sono perfino un po’ ingenue a pensare di poterlo fare.
Ma hanno tutta l’intenzione di volerci provare, di impegnarsi fino in fondo per
raggiungere l’obiettivo. E di questo gli và dato atto e merito. Non solo convinte,
ma anche convincenti (http://www.indieforbunnies.com/2013/05/10/savages-silence-yourself/).
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo
Fasulo e realizzato
con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo
Saponaro e Carmine
Tateo,
in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio
Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.