sabato 27 ottobre 2012

DINOSAUR JR. - L’estinzione, per loro, è ancora molto lontana!

DINOSAUR JR. “I Bet On Sky” (Pias, 2012) - www.dinosaurjr.com

Tracklist:
01. Don't pretend you didn't know (ASCOLTA: http://youtu.be/nB8PKWGeXpA)
02.
Watch the corners (ASCOLTA: http://youtu.be/FpsGcnLEZbk)
03.
Almost fare
04. Stick a toe in
05. Rude (ASCOLTA:
http://www.youtube.com/watch?v=0lFAbEsc05w)
06. I know it oh so well
07. Pierce the morning rain (ASCOLTA: http://youtu.be/fiBQAmjNml4)
08.
What was that
09. Recognition
10.
See it on your side (ASCOLTA: http://youtu.be/3uVJwezKBmM)

Questa recensione dovrebbe iniziare con un “riassunto delle puntate precedenti”, come si faceva una volta negli sceneggiati televisivi. Ma siamo in epoca di Google e Wikipedia, e cosi, se non siete pratici della band della quale stiamo per parlare, il consiglio è quello di andare a fare una piccola ricerca in rete, tanto per farvi un’idea. E non vi preoccupate, tanto quando sarete tornati noi saremo ancora qui! Per tutti gli altri, andiamo avanti parlando del ritorno dei Dinosaur Jr. nella loro versione 2.3, ovvero l´uscita del loro terzo album dopo la reunion della formazione originale, quella con J Mascis, Lou Barlow e Murph. Certo, se questo disco fosse un film si definirebbe “di genere”, ma nel suo genere questo è un grande disco. Infatti, lasciatisi alle spalle le velleità di successo trasversale del periodo su major label, i Dinosaur Jr. fanno le loro cose, il classico “alternative rock” a stelle e strisce, e lo fanno al meglio, gloriosamente straccione come si deve. L´album si apre alla grande con “Don´t pretend you didn´t know” e “Watch the Corners”, all´insegna del più tipico stile dolce-amaro di J Mascis, melodie geniali ed accattivanti unite ad un suono di chitarre iperdistorto e furioso che raggiunge i punti più alti nei suoi tanto celebrati assolo, come sempre epici. Nelle tracce seguenti, Mascis si concede qualche raffinatezza stilistica in brani compositivamente più ambiziosi, che regalano dinamicità al disco e si mostra generoso nei confronti del amico-nemico Lou Barlow, concedendogli persino lo spazio per due sue composizioni, “Ruin” e Recognition”. Per gli appassionati e vecchi aficionados rimane una nuova raccolta di canzoni da ascoltare, se non altro per i già citati e tanto celebrati solo di chitarra, come sempre da pelle d´oca, ma che potrebbe riservare belle sorprese anche ai più distratti o semplicemente curiosi (http://www.dlso.it/site/2012/10/09/recensione-dinosaur-jr-i-bet-on-sky/).
“I bet on sky” è un tipico disco di J Mascis e soci, con chitarre distorte in evidenza, riff potenti e sonorità tipicamente lo-fi ed è stato così descritto dalla stessa band: “La chitarra di J raggiunge il suo apice di follia su questo album, macinando riff che vi faranno innamorare, ma soprattutto scuotere la testa a più non posso. Il basso di Lou ora ha più melodia, anche se i suoi due brani in “I Bet On Sky” mantengono il ritmo più grezzo che ha spesso distinto il suo lavoro. E Murph colpisce ancora la batteria in modo così forte e duro come un wrestler professionista, con strutture apparentemente semplici che riescono a intrecciarsi perfettamente con le esplosioni melodiche dei suoi compagni” (http://www.rockol.it/vetrina-7908/Dinosaur-Jr.-I-BET-ON-SKY).
Quando ascolti un disco dei Dinosaur Jr sai già cosa aspettarti. Volume da sordità permanente indipendentemente dal tipo di pezzo, talmente alto che cuffie o casse che dir si voglia implorano pietà singhiozzando. Riff mostruosi e l’inconfondibile voce di J. che canta come se volesse ipnotizzarti o farti un incantesimo, incalzata dal basso di Lou Barlow e dalla batteria di Murph. In questo, “I Bet On Sky” non è diverso dai predecessori. Riprendono da dove avevano lasciato, i Dinosauri, riannodando i fili di “Farm”, uscito ormai quattro anni fa. Solo che stavolta i pezzi non sono stati scelti esclusivamente pensando a come potevano essere suonati in concerto, ma con una maggiore libertà creativa. I soliti cari Dinosaur Jr., insomma, spiegazzati dal tempo, ma senza punti né virgole, che non tradiscono mai e nel bene e nel male ti danno sempre ciò che sei venuto a cercare. Una sicurezza per tutti i fans, nuovi o di vecchia data. Sembrano proprio essere riusciti a farcela, questi Dinosauri: l’estinzione per loro è ancora molto lontana. Ne riparliamo tra qualche millennio e altri milioni di dischi (http://www.indieforbunnies.com/2012/09/24/dinosaur-jr-i-bet-on-sky/).
“I Bet On Sky” è un lavoro più di mestiere che non di ispirazione, ma questo non è mai necessariamente un male, certo non quando gli artigiani si chiamano Dinosaur Jr., in grado di dimostrare una volta di più quanto una lunga carriera non debba necessariamente avere strascichi patetici. Se poi ascoltando le dieci nuove tracce ci si ritrovasse a vagare indietro nel tempo, al sound di “Freak Scene” ed “Out There”, ciò risulterà un’attestazione di modernità stilistica, piuttosto che inconcludenza da auto-plagio. Mille volte meglio i Dinosaur Jr. che suonano per l’ennesima volta come sé stessi, piuttosto che rincorrere in maniera ridicola e forzata le mode del momento. Ve li immaginereste J, Lou e Murph agitarsi su monocordi drone-rock, oppure dedicarsi alle ultime frontiere dell’alt-electronic? Teniamoceli come sono, ci conviene così! (http://www.ondarock.it/recensioni/2012_dinosaurjr_ibetonsky.htm).
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


SKUNK ANANSIE: melodico e suadente ma anche aggressivo e rabbioso il loro ritorno!

RADI@zioni / Disco Hot N° 20:
SKUNK ANANSIE “Black Traffic” (2012)

Uscito lo scorso 25 settembre, “Black Traffic” è il 3° album dopo la reunion del 2009. Il quartetto inglese questa volta ha optato per una produzione del tutto indipendente. Dietro la consolle ha operato Chris Sheldon, già dietro ai suoni dei Foo Fighters, dei Pixies e Biffy Clyro.
“Black Traffic” non si discosta poi molto dai precedenti lavori ma rappresenta in qualche modo una presa di coscienza. Registrato tra Los Angeles e Londra e realizzato nell’arco di un anno e mezzo, si presenta molto veloce e vibrante. L’energia espressa è rimasta inalterata, solo i toni sono un po’ cambiati, ma la sostanza è quella. Skunk Anansie sono pronti per il tour mondiale che li porterà in novembre anche su suolo italico…
(Carmine Tateo)

Tracce consigliate:
I BELIEVED IN YOU (ASCOLTA: http://youtu.be/IqLDgaVzhes)
SAD SAD SAD (ASCOLTA: http://youtu.be/WD6ub1vnrVY)
I HOPE YOU GET TO MEET YOUR HERO (ASCOLTA: http://youtu.be/Wr1v-TU5beo)


giovedì 18 ottobre 2012

CALEXICO - "Algiers" è un’opera affascinante, commovente e a tratti drammatica!

CALEXICO “Algiers” (City Slang, 2012) – www.casadecalexico.com

Tracklist:
01. Epic (ascolta: http://youtu.be/9d_O7YzLnIk)
02. Splitter (ascolta: http://youtu.be/RwgjMfi1YF8
 
03. Sinner in the sea
04. Fortune teller
05. Para
06. Algiers (ascolta: http://youtu.be/lUWEgv4Us98)
07. Maybe on monday
08. Puerto
09. Better and better
10. No te vayas
11. Hush (ascolta: http://youtu.be/zzgF4Y8pXXQ)
12. 
The vanishing mind (ascolta: http://youtu.be/9kPMvWsuKG8

Un giorno ci piacerebbe che i Calexico volassero davvero in Algeria per fare un disco. Magari registrandolo in una vecchia camera d’hotel, traendo ispirazione dai rituali da narghilè all’aperto e con un mucchio di strumenti portati in dono dai tuareg del deserto. Non sarebbe male! Per il momento però accontentiamoci del fatto che quell’”Algiers” che titola il loro ritorno sia solo il nome di un quartiere di New Orleans (Louisiana). Quindi niente Algeri e niente Africa, ma “solo” New Orleans, si fa per dire… Perché da Tucson (Arizona), dal deserto, dalle scorribande su terra rossa, a questa profumatissima (e rinata) baia della East Coast, il passo è notevole! (http://www.ilcibicida.com/recensioni/calexico-algiers/).
Joey Burns e John Convertino scoprono il mare e lo celebrano con le belle onde stilizzate sulla copertina di “Algiers”. Un disco brillante, arioso, spumeggiante, dalle belle colorazioni. E i Calexico, da quest’altro versante degli Stati Uniti, si divertono un casino col pop: pezzi “leggeri”, sincopati, con le trombe a fare irruzione al momento giusto. Attenzione però, non è che la band si sia dimenticata delle proprie origini. L’Arizona che si nutre della terra messicana, il pueblo, i bambini che indossano berretti da baseball mentre giocano a palla e le madri che preparano burrito per mariti impegnati a vedere il super bowl, sono sempre lì nell’immaginario del duo di Tucson. Si parte da “Epic” con fiati, cori, pianoforti, a cui poi si aggiunge l’euforia di “Splitter”. Ma… il mare, si diceva… Si sente il mare in questo nuovo disco dei Calexico. Si sente nei risucchi di una conchiglia folk come “Hush”, si sente in un messaggio custodito in bottiglia come “The Vanishing Mind”. Perché il mare, si sa, è l’ultima speranza di ogni uomo, perché offre sempre un orizzonte per fantasticare. E poi unisce tutti, senza distinzione! (http://www.ilcibicida.com/recensioni/calexico-algiers/).
Ogni album dei Calexico sposta impercettibilmente in avanti le frontiere dell'immaginazione pur rimanendo, in apparenza, fermo sul posto perchè ogni album dei Calexico aggiunge sempre nuove sfumature ai pensieri, nuovi capitoli di una storia in progress. L'ultimo “Algiers” arriva a quattro anni di distanza da “Come To Dust” e teletrasporta immediatamente nell'omonimo quartiere di New Orleans, simbolo universale di forza orgogliosa e di resistenza ad ogni possibile e terribile avversità, uragani compresi. (http://www.freequency.it/recensioni/3190/calexico-algiers-anti-records/).
“Algiers” è uno dei dischi più belli dei Calexico, considerando lo standard medio dei loro ultimi lavori. È un’opera affascinante e commovente, a tratti drammatica, che senza grossi scossoni evolutivi, ripropone il loro stile e la loro capacità assoluta di coinvolgimento. È stata una sorpresa perché non ci si aspettava di ritrovare Joey Burns e John Convertino in questa splendida forma. La versione deluxe del disco contiene un secondo cd, “Spiritoso”, che è un concerto che i Calexico hanno tenuto con la Symphonic Orchestra sia a Vienna che a Potsdam. Non ci sono solo brani della vecchia produzione in questo “live”, ma anche una buona manciata di quelli nuovi, che sotto una diversa luce regalano spesso sensazioni diverse da “Algiers” (http://www.myword.it/rock/reviews/5858).
Il ritorno dei Calexico con questo nuovo disco è davvero una gran bella notizia per chi ama la musica alternativa di qualità. Un’occasione per apprezzare, ancora una volta, le infinite sfaccettature sonore di questa band che dalle polverose strade del deserto dell’Arizona ha saputo in un paio di lustri affermarsi a livello internazionale grazie anche a grandi collaborazioni ma, soprattutto, alla poliedrica creatività dei due leader Burns & Convertino. Ritroviamo in esso tutte le dinamiche della loro musica che passa agilmente dal country al jazz e dal latino a reminiscenze morriconiane. Molto presto sarà anche possibile apprezzare dal vivo la band in due prestigiosi club che ospitano da sempre band alternative di qualità: il 13 Novembre all’Alcatraz di Milano e il 14 Novembre all’Estragon di Bologna (http://www.concertionline.com/concerti-alternative/concerti-calexico-a-milano-e-bologna-il-grande-ritorno-del-western-mariachi-sound/).
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


THE JON SPENCER BLUES EXPLOSION: riff al vetriolo, ritmiche indomabili, funk a luci rosse e blues stradaiolo

RADI@zioni / Disco Hot N° 19:
THE JON SPENCER BLUES EXPLOSION “Meat & Bone” (2012)

Dopo ben 8 anni torna la band che meglio di ogni altra ha saputo trans-codificare i vecchi codici del blues. Non che nel frattempo questi signori siano stati con le mani in mano! Il loro leader Jon Spencer, per esempio, ha inciso 2 album con gli Heavy Trash, mentre gli altri due componenti del trio hanno collaborato con altre band e con altri artisti tra cui Cat Power.
Il disco rappresenta un buon inizio per un ritorno all’altezza dei migliori anni, quando il trio faceva uscire quel capolavoro che è stato “Acme”. Contiene canzoni che vanno dal puro citazionismo alla Rolling Stones al blues classico, al r’n’r selvaggio... Tutto dannatamente sexy! I testi sessualmente provocatori chiudono poi il deja-vu piacevolissimo dei Blues Explosion. Il ritmo c’è ed è zucchero per le nostre orecchie. It’s only rock’n’roll but we like it!
(Carmine Tateo)

Tracce consigliate:
Black Mold (ascolta: http://youtu.be/-vuxZZJlWS4)
Ice Cream Killer (ascolta: http://youtu.be/VchVv4ITgCM)
Bag Of Bones (ascolta: http://youtu.be/QWvrQHSymv0)


giovedì 11 ottobre 2012

RIVAL SONS - "Head Down" è un lungo incantesimo in musica!

RIVAL SONS “Head Down” (Century Media/EMI/Earache, 2012) – www.rivalsons.com

Tracklist:
01. Keep On Swinging (ascolta http://youtu.be/CyKk-cF7dgI)
02. Wild Animal
03. You Want To
04. Until The Sun Comes
05. Run From Revelation
06. Jordan
07. All The Way (ascolta http://youtu.be/0uDCy7V7coM)
08.
The Heist
09. Three Fingers
10. Nava
11. Manifest Destiny Pt.1 (ascolta http://youtu.be/f-WixPqBIZQ)
12. Manifest Destiny Pt.2 (ascolta http://youtu.be/y1CeLaD4YeU)
13. True (ascolta http://youtu.be/0MzBSGfG9_U)

Il più grande errore che si possa fare approcciando un album dei Rival Sons è quello di intenderlo come una semplice raccolta di canzoni retro rock, un omaggio più o meno sincero a radici musicali datate che si cerca di rivitalizzare per il piacere di qualche nostalgico reduce o di qualche sbarbato a caccia di magia. Niente di più errato, perché semplicemente i Rival Sons vivono questa musica con la stessa intensità e la stessa sincerità di chi il genere l’ha creato, quarant’anni fa. Il loro non è un omaggio, è parte dell’identità, della loro essenza. Non è una differenza sottile, perché non sarebbe altresì comprensibile ed apprezzabile il vero e proprio viaggio nel tempo che i musicisti di Los Angeles ci offrono, se lo riducessimo a pura e semplice riproposizione di idee altrui. Il gruppo dimostra infatti di avere una propria identità chiara ed identificabile, rendendo credibile e vero ogni secondo dei propri album, esattamente come se la data di uscita degli stessi fosse davvero un particolare secondario (http://www.metallized.it/recensione.php?id=7683).
Sono in giro dal 2007 e vengono da Los Angeles i Rival Sons ma non si direbbe proprio. Ascoltato questo loro nuovissimo lavoro, “Head Down”, li diresti sputati fuori da una macchina del tempo direttamente dagli anni ’70 del british hard rock. Ecco come li definirei in pochissime parole a chi mi chiedesse cosa suonano questi quattro americani, balzati agli onori della cronaca e della carta stampata specializzata (anche italiana) sin dall’uscita del precedente album del 2011 “Pressure and Time”. La loro discografia è completata da “Rival Sons” (EP con 6 brani) risalente sempre all’anno scorso e da “Before the Fire”, il loro esordio del 2009. Certo, se non si sono mai o particolarmente amati nelle passate decadi gruppi come Free, Who e Led Zeppelin diventa un po’ problematico apprezzare la voce alta e fiera di Jay Buchanan molto, ma molto influenzata dallo stile vocale aristocratico ed altero di Paul Rodgers dei Free, la chitarra potente di Scott Holiday memore delle scorribande epiche di Jimmy Page nei Led Zeppelin e la granitica sezione ritmica di Robin Everhart (basso), Mike Miley (batteria) che ugualmente devono aver mandato a memoria i dischi del dirigibile di Plant & Co.
Insomma la band riesce a dimostrare egregiamente come il loro hard vitaminizzato e metallizzato rappresenti una vitalissima variante dell’attuale panorama rock ed una genuina espressione artistica degli anni inquieti che stiamo attraversando (http://www.distorsioni.net/canali/dischi/head-down)… perché “Head Down” non è solo la conferma di una grande band, formata da straordinari interpreti, è anche un lungo incantesimo in musica, uno di quei rari dischi capaci di infrangere le barriere del tempo, lasciando dietro di sé la sensazione che tutto sia rinato e possibile, che nuovi sentieri attendano ancora di essere percorsi in una musica che sembrava persa negli anni e mai più riproducibile. Non è solo revival, non è solo retro rock. Non fate il tremendo errore di ridurlo a mero manierismo, perché i Rival Sons sono oggi una band strepitosa che vale come un prezioso gioiello antico. Preme sottolineare ancora quanto tutto questo non suoni artefatto o forzato, ma scorra liberamente lungo le tredici canzoni che compongono il disco. I Rival Sons fanno storia a sé e dopo “Head Down” diverranno di sicuro l’unico metro di paragone possibile per se stessi. Da avere, assolutamente! (http://www.metallized.it/recensione.php?id=7683).
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


WISE - Nove nuove storie "vere" di cruda realtà

WISE “Fabbriche Temporanee” (Officina Musicale, 2012)

I WISE (acronimo che sta per Wild Inner Soul Eyeful) sono una band italiana che nasce in quel di Milano nel 2005 dall’incontro di Vincenzo Tangorra (voce, chitarre, armonica, piano) e Alessio Siculiana (basso). L’attuale formazione è completata con il batterista Giampaolo Ingarsia.
“Fabbriche Temporanee”, quinta uscita discografica per i WISE, pubblicata di recente dalla neonata etichetta pugliese Officina Musicale (di Castellana Grotte/Bari) è lavoro da cui emerge la completa maturità della band. 9 brani che raccontano 9 storie diverse ma “vere”. Storie nelle quali il percorso della vita viene descritto come una fabbrica di sogni temporanei destinati a svanire dinnanzi alla realtà. Storie accompagnate da un suono crudo, ruvido, inquieto e, a tratti, acido, da cui scaturiscono lividi flash alla Joy Division e sul quale sono anche conficcate acuminate schegge grunge. Non mancano aperte citazioni letterarie dalle quali Vincenzo Tangorra (autore dei testi e delle musiche dei WISE) ha tratto ispirazione: Pierpaolo Pasolini viene omaggiato in “Nelle Terre Marce” (brano manifesto dell’intero album), ne “L’ultimo romantico” ci sono evidenti riferimenti a John Fante, e a Robert Pirsing in “Fedro e il fantasma delle convinzioni”. I temi della vita, dell’incertezza delle nuove generazioni e degli amori incondizionati esposti nelle prime 8 storie, riemergono poi unificate nella traccia conclusiva del disco, “Fabbrica Temporanea” dove anche la stabilità viene meno. Una ballata nostalgica e speranzosa, preludio forse ad un risveglio migliore.
Arricchito negli arrangiamenti e nelle orchestrazioni da Nicola Manzan (alias Bologna Violenta, ex membro di Baustelle, Il Teatro Degli Orrori) e prodotto da Carlo Izzo, “Fabbriche Temporanee”, che per la sua realizzazione ha portato via due anni di lavoro in studio tra Parma, Piacenza, Chicago e Putignano (BA), ospita anche un altro paio di importanti musicisti: Laura Masotto (dei Le Maschere Di Clara) e Alessio Trevor Nicolini (dei pesaresi Point Break).
Il frontman della band, Vincenzo Tangorra, sulla scelta di rilasciare il disco con la neonata etichetta pugliese ha affermato che: “Non nascondo che potevamo tranquillamente pubblicare questo lavoro con l’etichetta che ha rilasciato il disco precedente, ma con i ragazzi dell’etichetta Officina Musicale abbiamo trovato tanta voglia di fare, di credere nei progetti, un team straordinario che lavora senza mai perdere di vista l’asse principale attorno al quale ruota la musica. Le mie radici poi sono pugliesi in quanto sono nato a Gioia del Colle, un paese vicino a Castellana Grotte (dove ha sede Officina Musicale). Questa terra mi è cara e ultimamente la band al completo si è trasferita qui in Puglia per preparare l’allestimento live presso gli studi della nostra etichetta. Ed è proprio dalla Puglia che partiranno le date di supporto al nuovo lavoro e che si concluderanno nella nostra Milano. Un giro di live al contrario rispetto agli scorsi tour della band”.
L’uscita di “Fabbriche Temporanee è stato anticipata, nel luglio 2011 dal singolo “Nelle Terre Marce” e da un video girato a Piacenza durante le registrazioni dell’album, scritto da Vincenzo Tangorra, diretto da Paolo Mantero e prodotto dall’ArmonicaFilm di Genova.
(A cura di Camillo “RADI@zioni” Fasulo)
Discografia WISE:
“Wild Inner Soul Eyeful” (Ep/WISEStaff – 2007)
“Anita” (Ep/WISEStaff – 2008)
“Attanasia” (SanaRecord/Venus – 2009)
“Attanasia II” (WISEStaff – 2009)
“Fabbriche Temporanee” (Officina Musicale/ed. Jazz Engine – 2012)
Link utili:

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