venerdì 21 marzo 2014

STEPHEN MALKMUS torna con un album caleidoscopico!

STEPHEN MALKMUS & THE JICKS “Wig Out At Jagbags” (Matador, 2014) - www.stephenmalkmus.com

Tracklist:
01. Planetary Motion
02.
The Janitor Revealed
03. Lariat
04. Houston Hades
05. Shibboleth
06.
J Smoov
07. Rumble At The Rainbo
08. Chartjunk
09. Independence Street
10. Scattergories
11. Cinnamon And Lesbians
12. Surreal Teenagers



A tre anni dal precedente “Mirror Traffic”, l'ex Pavement Stephen Malkmus torna con “Wig Out at Jagbags”, un nuovo album realizzato assieme ai suoi Jicks, ovvero Mike Clark, Joanna Bolme e Jake Morris. Il sesto album di questa formazione, che nel tempo ha subìto un paio di cambi, mostra ancora una volta un grande attaccamento al rock alternativo degli anni ’90 e alle chitarre dei ’70, ma contemporaneamente sembra essere ispirato da molte cose diverse. Malkmus parla soprattutto dell'età, del crescere e del maturare e, a 47 anni suonati, sposato e con due figli, svela un carattere ironico, divertente e divertito nel proporre all'ascoltatore stimoli inaspettati e anche un po' spiazzanti.
Personalmente ho sempre avuto un rapporto conflittuale con Stephen Malkmus solista, non del tipo “amore-odio” (ché non arrivo a tanto!) ma più una cosa tipo “indifferenza-ammirazione”. Non sono nuovo a questo tipo di reazione nella musica, se volessi fare l’elenco degli “ex” di cui penso questo, temo che sforeremmo e di molto. Certi atteggiamenti da J. Mascis, da Beck o da Frank Black sono lì a ricordarmelo. Ma poi, tanto per tener fede a quanto detto, si sa che è da questi incostanti e sfuggenti artisti che ti devi aspettare un colpo basso. Comunque, sgombriamo subito il campo dagli equivoci: in “Wig Out At Jagbags”, senza tradire la natura “storta” che da sempre riconosciamo al suo autore fin dai tempi dei Pavement, Malkmus e i suoi Jicks sfoderano davvero dei buoni numeri. Ecco quindi un album caleidoscopico, uno di quelli che ti inchiodano e ti costringono all’ascolto perché ogni volta ci scopri dentro quella genialata che ti era sfuggita la prima volta.
A modesto parere di chi scrive, il Malkmus solista rimane, comunque, un eterno incompiuto (questa, a grandi linee, pare sia anche l’opinione generale nei suoi riguardi). Sia ben chiaro fin da subito che questa nuova uscita non sposta di una virgola il giudizio consolidato sul conto del cantante e musicista californiano. Però, occorre dirlo, diverte e intrattiene con il giusto piglio sin dalla briosa introduzione, sghemba e leggera. Quasi un marchio di fabbrica. Malkmus opta per un impianto schietto, asciutto, con chitarre vivaci ma tutt’altro che esasperate.
Il nuovo Malkmus ha la consistenza di un’acqua minerale leggermente frizzante. Disseta e gratifica per pochi fuggevoli istanti chi gli si accosti senza particolari pretese. È un po’ come ritrovare un vecchio amico, un tempo amabilmente scapestrato, e oggi gioviale ed equilibrato, con intatto il proprio entusiasmo di anima scherzosa. Valutato con la dovuta indulgenza e senza soffermarsi su proibitivi parallelismi con il passato, “Wig Out at Jagbags” può rivelarsi un diversivo più che gradevole. Forse ha ragione chi sostiene che Malkmus non abbia più molto di sensazionale da dire, è vero … però è evidente che come artista meriti di essere apprezzato, anche per la coerenza che ha saputo dimostrare in ogni progetto in cui si sia imbarcato.
Fonti: ondarock.it, indieforbunnies.com, sherwood.it.

“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


giovedì 13 marzo 2014

MAXIMO PARK - Non proprio un colpo di coda memorabile, ma un segno di vita più che accettabile


RADI@zioni / Disco Hot N° 5:
MAXIMO PARK “Too Much information” (2014)

Ritornano i Maximo Park con il loro 5° album, fedeli a quel personale dogma che impone loro di non allineare mai due album consecutivi che siano troppo simili.
La band di Newcastle non è mai stata in grado di bissare quantitativamente e qualitativamente il successo del 1° lavoro che è stato “A Certain Trigger”, ma è anche vero che la loro carriera è stata pur sempre dignitosa.
Pensato come un EP “Too Much Information” è infine uscito come album lungo vista la mole di canzoni sfornate. Album che assolve la funzione di raccordo tra fasi “vecchie” e nuove: più delicato, più intimista, con la voce di Paul Smith che si fa più riflessiva e controllata rispetto al passato. Risultato: undici canzoni indie-rock a volte tagliate a suon di sintetizzatori e beats decisamente ottantiani.
(Carmine Tateo)

Tracce consigliate:


PONTIAK: una delle entità heavy-psych meno definibili attualmente in circolazione


PONTIAK “Innocence” (Thrill Jockey, 2014) – www.brotherspontiak.com

Tracklist:
01. Innocence
02.
Lack Lustre Rush
03.
Ghost
04.
It’s The Greatest
05. Noble Heads
06. Wildfires
07. Surrounded By Diamonds
08. Beings Of The Rarest
09.
Shining
10. Darkness Is Coming
11.
We’ve Got It Wrong

Ciclicamente, anche nella musica ogni tanto c’è bisogno di qualcuno che faccia un riassunto delle puntate precedenti, qualcuno in grado di ri-fondare un determinato genere. Trattandosi di rock (psychedelia, stoner, tutto ciò che è hard e relative derivazioni) la sintesi non poteva che arrivare dall’America. Quella benedetta America che ogni volta che si risolleva, in qualunque ambito, lo deve in fin dei conti più all’energia delle sue sconfinate terre di provincia piuttosto che alle laboriose e ingegnose metropoli (o presunte tali). Dio benedica, in questo caso, i Pontiak! I tre fratellini originari di Baltimora ma ormai di stanza a Warrenton, in Virginia, piantano a terra questo Innocence e, giustamente, meritano di metterci la bandiera: certo, per farlo rinunciano in parte alla loro precedente ossessione per le lunghe jam sessions e imbracciano i loro strumenti affrontando la forma canzone per quella che è. Un gesto di coraggio, molto meno ruffiano di quel che potrebbe apparire scorrendo un lavoro in cui il brano più lungo dura 4 minuti. Produzioni come queste devono esistere. E resistere, resistere, resistere… (http://doyourealize.it/recensioni/rockville/13521-pontiakinnocence.html)
C’è qualcosa, nel sound dei Pontiak, che prende le distanze dalle folate desertiche e dalla potenza liquida di altre band con la testa rivolta alla psichedelia dei ’70s. Il loro dispiegamento di distorsori ha un che di angolare e di geometrico, una violenza chirurgica e quasi concettuale. “Innocence”, in questo senso, sembra voler ribadire la diversità di questa band proponendo una tripletta iniziale scoppiettante, turbolenta e carica di aspettative. La scansione marziale della title track apre il disco con la ferocia del (post) hardcore; i riff ossessivi di “Lack Lustre Rush” fagocitano la melodia del cantato per dar vita ad una furente marcia hard punk, mentre negli sbuffi meccanici di “Ghost” c’è un modo di intendere lo stoner rock che dà la polvere perfino ai primi Queens Of The Stone Age. Gli assoli sono ridotti al lumicino, il minutaggio è contenuto e i fratelli Carney si dimostrano maestri di concisione ed efficacia.
Dopo una partenza così diretta e decisa, quasi hardcore, “Innocence” si trasforma in un altro disco. L’organo di “It’s The Greatest” introduce quella che sembra una versione pastorale dei Pink Floyd. Si tira il fiato con piacere, anche se una scaletta sbilanciata mette una dietro l’altra la bella e breve “Noble Heads”, ballata country trafitta da un assolo epico, e “Wildfire”, corale omaggio agli Stones di “Wild Horses”.
Il nuovo album dei fratellini Carney si segnala così per l’esasperazione dei contrasti. È indubbio che la ragione più intima della formazione stia in brani che riforgiano il potente hard rock dei ’70 con brandelli dell’alternative anni ’90 (“We’ve Got It Wrong” emana l’odore acre dei Jane’s Addiction) e del rock matematico degli anni zero (soprattutto nelle squadrate reiterazioni di “Shining”). Nondimeno, il loro lato romantico offre momenti di intima suggestione, amplia con stile lo spettro sonoro e li rilancia come una delle entità heavy-psych meno definibili in circolazione (http://sentireascoltare.com/recensioni/pontiak-innocence/).
Che il rock sia morto è una grande bugia, ma se ci guardiamo intorno penso che ci stia offrendo già da un po’ di tempo a questa parte il suo profilo peggiore. Andando a ritroso di poche settimane e rimuginando sulle nostre classifiche di fine anno, mi rendo conto di quanto certe sonorità siano scivolate via dalle nostre preferenze e non certo perché non piacciano più in assoluto. Oggi risulta difficile essere presi a schiaffi da qual misto di sporcizia, sangue e sudore che certi dischi dovrebbero vomitarti addosso. Ci pensano i Pontiak a restituire “gentilmente” la fiducia nel sacro furore abrasivo del rock con “Innocence”, nuovo album licenziato dalla Thrill Jockey solo qualche settimana fa. Non un passo avanti rispetto al precedente ottimo “Echo Ono”, e nemmeno uno indietro, solo una conferma dello stato di grazia di una band che fino ad oggi non ha mai mancato il bersaglio. Da ascoltare preferibilmente ad alto volume, “Innocence” è quel pugno in faccia che ogni amante del rock dovrebbe bramare. Trasversale, acido e allo stesso tempo fruibile da un’ampia fetta di pubblico. I Pontiak sono semplicemente una band difficile da classificare e noi, che delle classificazioni non ce ne curiamo molto, passiamo ad incassare. Poco importa degli schiaffi, del fango e dei graffi che ne derivano! (www.indieforbunnies.com/2014/01/27/pontiak-innocence/).
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.


sabato 8 marzo 2014

SHARON JONES & THE DAP-KINGS: ritorno al futuro!


RADI@zioni / Disco Hot N° 4:
SHARON JONES & THE DAP-KINGS “Give the people what they want” (2014)

Il soul è stato completamente abbandonato dalle nuove generazioni… Per fortuna in giro ci sono ancora bands come i “Dap-Kings. Sono fra le poche che riescano a tenere in vita un genere così importante!
I Dap-Kings sono una strepitosa band composta per lo più da vari session-men. Sono noti soprattutto per la partecipazione a quel fortunato capolavoro che è stato “Back to black” di Amy Winehouse. Sharon Jones, invece, senza andare a scomodare inutili paragoni con altri mostri sacri del passato, risulta essere una delle migliori cantanti soul viventi attualmente sulla scena.
“Give the people what they want” è il 5° album per Sharon Jones & The Dap-Kings. Annunciata per il mese di settembre dello scorso anno, la sua uscita, per problemi fisici della leader, è avvenuta invece soltanto nel gennaio del 2014. Contiene brani nuovi di zecca ma che potrebbero risalire benissimo a 40 anni fà. Si tratta comunque di musica viva, ottimamente suonata ed interpretata con passione. Per dirla tutta lo scopo della band non è mai stato quello di portare innovazione. A colpi di funk sincopati e fiati impazziti riescono a tenere per una buona mezz’ora l’ascoltatore incollato allo stereo. Con Sharon Jones & The Dap-Kings è un ritorno al futuro!
(Carmine Tateo)

Tracce consigliate:


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