mercoledì 19 gennaio 2011

JAMIROQUAI - è vera maturità artistica?

JAMIROQUAI “Rock Dust Light Star” (2010)

Usciamo per un attimo dal nostro ambito, e parliamo di una band ormai storica, che, a dire il vero, è abbastanza difficile da collocare in un genere. Cosa suonano i Jamiroquai? Le etichette parlano di acid jazz, neo-soul, funktronica, ma credo che in questo caso si possa ricorrere a più definizioni per catalogare la loro musica che ha attraversato, sfiorato e influenzato anche l'ambito del rock.
(http://indiexplosion.blogspot.com/2010/10/jamiroquai-rock-dust-light-star.html) 
Ascoltando e riascoltando quest’ultimo album sembra che la band di Mr. Kay abbia finalmente raggiunto una vera maturità artistica. Qui niente è lasciato al caso ed oltre tutto le canzoni si prestano benissimo ad essere eseguite e ballate dal vivo perché in alcuni momenti “Rock Dust Light Star” sembra proprio “disco-dance” anni ’70. Da oltre 20 anni sulla scena Jamiroquai sfornano finalmente un album che, senza timore d’essere smentito, pare essere il loro migliore in assoluto. Jay Kay is back!

(Carmine Tateo)

lunedì 17 gennaio 2011

ARCADE FIRE: per la consacrazione dovremo attendere ancora!


ARCADE FIRE “The Suburbs” (Merge Records, 2010) www.arcadefire.com

Tracklist:
01. The Suburbs
02. Ready To Start
03. Modern Man
04. Rococo
05. Empty Room
06. City With No Children
07. Half Light I
08. Half Light II (No Celebration)
09. Suburban War
10. Month Of May
11. Wasted Hours
12. Deep Blu
13. We Used To Wait
14. Sprawl I (Flatland)
15. Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)
16. The Suburbs (Continued)

L’attesa era notevole per il nuovo lavoro degli Arcade Fire, da molti indicato come il gruppo indie più rilevante dello scorso decennio. Due album veri e propri all’attivo, “The Funeral” e “Neon Bible”, che hanno avuto un successo di critica e soprattutto di pubblico fuori dal comune per un gruppo, si dall’attitudine mainstream, ma con radici ben piantate nel circuito alternative. A conferma di ciò “The Suburbs”, questo il titolo del nuovo lavoro, ha debuttato in cima alle classifiche di vendita sia in Inghilterra che in America alimentando ulteriormente quel nuovo fenomeno che vede i gruppi indipendenti avvicinarsi sempre di più, in termini di numeri, alle grandi produzioni (esempio di qualche mese fa il successo del nuovo The National). Purtroppo occorre dire subito che, anche se l’apprezzamento del pubblico sembra premiare le nuove composizioni del gruppo, siamo purtroppo, nell’insieme, leggermente distanti dall’altissima qualità dei precedenti lavori. “The Suburbs” è un disco tutt’altro che brutto ma, come spesso succede quando il termine di paragone è molto elevato, i difetti risultano più evidenti. (www.ilsussidiario.net)
Come giustamente ha argomentato “Rolling Stone”, gli Arcade Fire rinunciano a fare il disco della consacrazione e si guardano indietro, al loro retaggio, al loro passato e a quella espansione incontrollata di aspirazioni borghesi frustrate e di villette a schiera da cui sono riusciti a scappare. E ne fanno una metafora di languore, di disagio, di un’esistenza tradita, ma anche di una gloriosa età dell’oro irripetibile, che coincide con l’adolescenza. Ebbene sì, il titolo del disco, la sua lunghezza (ben 16 tracce) e gli otto artwork diversi nei quali è stata tirata la copertina fanno di tutto per dircelo: questo è un concept-album sulla suburbia, ovvero su quei quartieri residenziali, ricchi o meno che siano, che crescono fisiologicamente intorno alle città, che sono il teatro di posa dell’89% dei telefilm americani che conosciamo, che sono il luogo dove abitano i Simpson, che sono il luogo dove è ambientata mezza cinematografia americana, dove Juno resta incinta, dove “American Beauty” dispiega la sua tragedia, dove Donnie Darko ha le sue visioni o dove Peter Parker abita con la zia, proprio a un isolato da Mary Jane. È il luogo da cui parti, per andartene. Ma è anche il luogo dove l’America profonda fa i conti con i suoi sogni e le sue aspirazioni. (www.rocklab.it)
Sul piano squisitamente musicale, Butler & soci hanno leggermente ridotto la loro strumentazione, semplificato un po' gli arrangiamenti, aggiunto qualche inserto elettronico e uno o due inasprimenti rock'n'roll, ma senza intaccare in modo sostanziale la cifra del loro sound. “The Suburbs” ripropone un gruppo comunque in salute, che rallenta un po' il passo, restando immerso nel guado della sua consacrazione. Si tratta di vedere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Di certo farà discutere e forse, per la prima volta nella loro breve carriera, dividerà. (www.storiadellamusica.it)
(Rino De Cesare)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

mercoledì 12 gennaio 2011

Un ultimo sguardo alle più belle uscite del 2010 viste attraverso le scelte della “Next Rock Generation di RADI@zioni”

JON OLIVA’S PAIN “Festival”
Un viaggio nella follia di Jon Oliva, una corsa schizofrenica nel labirinto cerebrale dove tempeste di idee generano quello che da più di 20 anni ascoltiamo scaturire, rimanendo talvolta a bocca aperta, dalla mente e dalla penna di questo signore. 

THE DEAD WEATHER “Sea Of Cowards” 
Un connubio di chitarre graffianti, sintetizzatori a pioggia e distorsioni gotiche da brivido. Il tutto in armonia con la sensualissima voce di Allison Mosshart che si fonde con il cantato di Jack White, creando un mix davvero esplosivo. I due si travestono da diabolici reverendi in un western sporco di nero e cantano di relazioni difficili, tese, destinate a finire male. 

THE NATIONAL “High Violet” 
Atmosfere notturne e malinconiche, melodie che si posizionano in modo creativo fra il rock elettrico americano e l’indie rock dai toni più soft, con le influenze di sempre fra Joy Division e sprazzi di new wave britannica, in un fortunatissimo equilibrio tra toni cupi e un gioioso ottimismo. 

NEVERMORE “The Obsidian Conspiracy” 
Rappresentano una delle poche certezze in un panorama metallico sempre più arido: la band di Seattle è stata infatti una delle poche formazioni che sia riuscita a trasformare gli schemi abusatissimi del vecchio thrash in una struttura moderna e altamente personale. 

CATHEDRAL “The Guessing Game” 
2 cd, 13 pezzi, 1 ora e 24 minuti di durata: questi sono i numeri del 9° album per la band di Lee Dorrian, che intende così celebrare 2 decenni di carriera. Un’opera davvero ambiziosa, non solo per la sua mole, ma soprattutto per quello che il quartetto inglese ha tentato di condensare al suo interno: un turbine di prog, rock, folk, doom e psichedelia.


(Camillo Fasulo) 

Un ultimo sguardo alle più belle uscite del 2010 viste attraverso le scelte della “Next Rock Generation di RADI@zioni”

BLACK MOUNTAIN “Wilderness Heart” 
Sono gli alfieri dell’attuale psych’n’prog-spiritual-rock. Loro si definiscono un gruppo di hippie, ma per scherzo e proporre un sound sfacciatamente derivativo nel 2010 senza prendersi affatto sul serio e ottenere critiche più che positive e moltissima attenzione mediatica non è affatto semplice. 

SHEARWATER “The Golden Archipelago” 
Jonathan Meiburg (ex Okkervil River) ci guida attraverso gli oceani a bordo della sua musica. Aperture maestose, atmosfere epiche e struggenti, melodie che regalano le stesse emozioni provocate dal profumo del mare, dall’avvistamento della terra dopo tanti giorni di navigazione, dalla sensazione della sabbia sotto i piedi nudi. 

MASSIVE ATTACK “Heligoland” 
I Massive Attack allo stato puro! Vi si possono ritrovare tutti gli elementi caratteristici della loro produzione. Un lavoro che metterà d'accordo sia gli amanti del lato più black e trip-hop che i fans delle loro creazioni più glaciali e claustrofobiche. 

MIDLAKE “The Courage Of Others” 
Una meraviglia che scorre come se ci si trovasse al cospetto di un grande classico. Un viaggio che avvolge e trasporta attraverso gli umidi boschi americani con un tono malinconico che lo pervade dall’inizio alla fine. 

MENOMENA “Mines” 
È impressionante la quantità di dettagli presenti in ogni brano. In realtà la capacità che eleva i Menomena una spanna al di sopra di tante altre band è proprio quella di raggruppare così tanti elementi in un corpo sonoro compatto e godibilissimo. 

(Rino De Cesare) 

Un ultimo sguardo alle più belle uscite del 2010 viste attraverso le scelte della “Next Rock Generation di RADI@zioni”

ANTONY AND THE JOHNSONS “Swanlights” 
Un artista che ancora sta esplorando i propri limiti e le proprie possibilità. Un percorso difficile e meraviglioso. Uno splendido procedere tra incertezze, inquietudini, illuminazioni ed estasi… Ogni cosa è nuova qui! 


ISOBEL CAMPBELL & MARK LANEGAN “Hawk” 
Una specie d'istituzione del pop-rock alternativo. I due provano questa volta a variare le portate incrociando coordinate country-blues e prove sul terreno dell'errebì e del gospel. Intriganti e con ancora delle altre buone cartucce da sparare.


JOHN GRANT “Queen Of Denmark” 
Brillante esordio per l’ex leader dei The Czars che approda all'avventura solista, grazie anche alla collaborazione con i Midlake che hanno contribuito alla registrazione e all'arrangiamento dei brani. Un disco dal quale trapela la difficile vita dell'autore. Un lavoro "positivo", con atmosfere che richiamano gli anni '70, nostalgico e moderno. 


GRINDERMAN "2"
Echi di trasfigurato blues moderno, sperimentale ma anche classico. Drammaticità espressiva e accompagnamenti che, a tratti, sfiorano antiche melodie mistiche e tribali. Il lavoro non è proprio di facile digeribilità ma trasuda sudore e sangue, punto! 


MASSIMO VOLUME “Cattive abitudini” 
Non inventano niente di diverso da quello che hanno sempre fatto e per cui li abbiamo sempre amati, ma sono riusciti a produrre una sintesi di intensa bellezza. Ci sono tanti suoni diversi qui dentro: un pizzico di psichedelia 60’s, schitarrate rock più anni ’90, e concetti così rapidi e molesti che ti si conficcano in testa come pugnali.


(Angelo Olive) 

Un ultimo sguardo alle più belle uscite del 2010 viste attraverso le scelte della “Next Rock Generation di RADI@zioni”

TAME IMPALA “Innerspeaker” 
La miglior nuova psycho-rock band in giro attualmente. Propongono qualcosa di fresco e di creativo, con attitudine dreamy, dal sapore angelico e celestiale, il tutto riportato sulla terra da una splendida sezione ritmica! 


THE BLACK KEYS “Brothers” 
Di gran lunga il miglior disco della loro produzione. Praticamente un distillato di rock e blues che stordisce. Un susseguirsi di episodi diversi dove è evidente un inevitabile richiamo al passato… Ma, attenzione, non ci troviamo davanti ad un’operazione revival, tutt’altro! 


EDWYN COLLINS “Losing Sleep” 
Brit pop di indiscussa qualità per un ascolto godibile e spensierato. Il talento di Mr. Collins non si discute, ma la partecipazione nei vari brani di alcuni suoi amici (Aztec Camera, Magic Numbers e Cribs tra gli altri) danno maggior spessore a questo cd. Un grande ritorno per un grande maestro.
 



THE THERMALS “Personal Life” 
Provengono da Portland (Oregon, U.S.A.) ma hanno un suono decisamente molto europeo. Chitarre, basso e batteria dal sapore antico, ballate ad alta tensione elettrica e una miscela di suoni tra Superchunk e Pixies rendono “Personal Life” un album decisamente istantaneo, catalizzando l’attenzione fin dal primo ascolto. 


EELS "Tomorrow Morning"
Sdolcinato, melodico, rock, pop, elettronico e danzereccio sono le prime definizioni che vengono alla mente e calzano bene per descrivere un album pieno di sorprese. Gli standard di bellezza a cui gli Eels ci hanno abituati sono stati rispettati. Bentornati Eels!!!


(Carmine Tateo) 

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