Tracklist:
01. Red Tide Rising (VIDEO)
02. Stand for Something
03. Acid Trial (VIDEO)
04. The Filthy & the Few
05. Save Me from Myself (VIDEO)
06. The Fog (VIDEO)
07. Return to Mars
08. Death of Aquarius (VIDEO)
09. The Bishops Wolf
10. A Eulogy for the Damned (VIDEO)
02. Stand for Something
03. Acid Trial (VIDEO)
04. The Filthy & the Few
05. Save Me from Myself (VIDEO)
06. The Fog (VIDEO)
07. Return to Mars
08. Death of Aquarius (VIDEO)
09. The Bishops Wolf
10. A Eulogy for the Damned (VIDEO)
Una buona notizia: gli Orange Goblin sono vivi e vegeti! Gli
inglesi bazzicano l’universo heavy da circa quindici anni, eppure conservano
quell’aria da eterni giovani, nonostante l’approccio da band rigorosa e
professionale, tutta lavoro & sudore. Ad animarli, un’incredibile dedizione
alla musica che pare non corra mai il rischio di disgregarsi, malgrado lo
scorrere del tempo. Una piccola istituzione del metal contemporaneo, insomma,
vista la gavetta e i sette album di studio fin qui pubblicati. A questo
proposito, li avevamo lasciati nel 2007 con “Healing Through Fire”, un
full-lenght granitico e corposo che si avventurava nei territori del
concept-album a suon di riff e atmosfere plumbee. Ora, forti di una nuova
etichetta discografica (la Candlelight Records) e di una ritrovata serenità
interiore, Ben Ward (voce), Joe Hoare (chitarra), Martyn Millard (basso) e
Chris Turner (batteria) affrontano, con “A Eulogy for the Damned”, il difficile
passaggio alla piena maturità artistica. Il “nuovo corso” degli Orange Goblin è
ben evidenziato dall’apertura pirotecnica affidata a “Red Tide Rising”, che
pesta duro alla maniera dei Black Sabbath servendosi però della velocità tipica
della “New Wave Of British Heavy Metal”. La band regala ottimi momenti anche
quando punta su un mix di potenti linee chitarristiche e melodia, come in “Acid
Trial”, mentre le trame blues di “Save Me from Myself” suonano come un chiaro
tributo alle sonorità southern dei Lynyrd Skynyrd, rilette secondo i principi
standard del rock duro degli anni ’80. Malgrado gli sforzi, gli Orange Goblin
non sono ancora riusciti ad uscire dalla loro cerchia ristretta di accoliti.
Con un pizzico di fortuna in più, canzoni così ben scritte avrebbero di sicuro
trovato una popolarità molto più ampia. Ad ogni modo, se nei mesi scorsi avete
ascoltato “The Hunter” dei più noti Mastodon, sappiate che “A Eulogy for the
Damned” merita lo stesso grado di attenzione. Anzi, qui forse c’è anche più
qualità di quella che mediamente si ascolta in giro. (www.labottegadihamlin.it/musica/549-orange-goblin-a-eulogy-for-the-damned.html)
Il predecessore “Healing Through Fire” (2007) era sì un buon
disco, ma alternava ottimi spunti a cadute di tono imputabili soprattutto al
carattere irrisolto dell’opera. Si percepiva che gli Orange
Goblin, pur non volendo abbandonare la loro matrice stoner/doom,
erano intenzionati a forgiare un suono più diretto e rock, tuttavia non erano
ancora riusciti a calibrarsi bene per riuscire nell’impresa. Oggi scopriamo che
la lunga pausa discografica è servita allo scopo: “A Eulogy For The Damned”,
infatti, mostra la band inglese convinta e centrata, in grado di realizzare un
album che, pur non disconoscendo affatto le radici di cui si nutre, riesce a
far convivere amabilmente i vecchi riff sabbathiani con un moderno suono dal
taglio super-heavy. Ben Ward e soci sono tornati baldanzosi e sicuri di loro
stessi, tanto che si sta parlando di una delle migliori prove dell’intera
carriera. In un mondo migliore gli Orange Goblin non sarebbero un gruppo di
nicchia. Purtroppo ci dobbiamo accontentare di quello in cui viviamo. Ma per
chi è davvero appassionato di hard’n'heavy e vuole setacciare nomi oltre ai
soliti noti, snobbare questo album costituirebbe un peccato imperdonabile. (www.outune.net/dischi/hard/orange-goblin-a-eulogy-for-the-damned/47615)
Il settimo sigillo degli inglesi, “A Eulogy For The Damned”, è
un monito duro contro la razza umana che sta portando sé stessa all'autodistruzione,
“una razza morente dal momento in cui è nata”: queste le buie parole del
cantante Ben Ward e, visti i tempi in cui ci troviamo, direi che tutto calza
perfettamente a pennello. Forse nessuno, nemmeno i più accaniti sostenitori
della band, si sarebbero aspettati un simile ritorno sulle scene da parte dei
nostri ma, visti i risultati, il desiderio è che “A Eulogy For The Damned”
segni inequivocabilmente un nuovo ed incendiario capitolo nella saga degli
Orange Goblin. (www.metallized.it/recensione.php?id=6669)
a cura di: Camillo
“RADI@zioni” Fasulo
“RADI@zioni” è un programma
curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, realizzato con la radi@ttiva collaborazione
di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in
onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente
radiofonica “Ciccio Riccio” di Brindisi – www.ciccioriccio.it.
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