Tracklist:
01. Bracelets
of Fingers (The Pretty Things)
02. Everybody’s Been Burned (Byrds)
03. The Trap (Bonniwell’s Music Machine)
04. In the Past (Chocolate Watchband)
05. Today (Jefferson Airplane)
06. Can You Travel in the Dark Alone (Gandalf)
07. I Had Too Much to Dream Last Night (Electric Prunes) (ASCOLTA! http://youtu.be/6JKJEhgOJ0E)
08. Street Song (13th Floor Elevators)
09. 66-5-4-3-2-1 (Troggs)
10. Dark is the Bark (Left Banke)
11. Magic Hollow (Beau Brummels) (ASCOLTA! http://youtu.be/8MUzBJRWB64)
12. Soon There Will Be Thunder (Common People)
13. Velvet Sunsets (Music Emporium) (ASCOLTA! http://youtu.be/k9HMsQ6_myQ)
14. Lament of the Astral Cowboy (Curt Boettcher)
15. I Can See the Light (Les Fleur De Lys)
16. Where is Yesterday (United States Of America) (ASCOLTA! http://youtu.be/I51bw3KfSvo)
02. Everybody’s Been Burned (Byrds)
03. The Trap (Bonniwell’s Music Machine)
04. In the Past (Chocolate Watchband)
05. Today (Jefferson Airplane)
06. Can You Travel in the Dark Alone (Gandalf)
07. I Had Too Much to Dream Last Night (Electric Prunes) (ASCOLTA! http://youtu.be/6JKJEhgOJ0E)
08. Street Song (13th Floor Elevators)
09. 66-5-4-3-2-1 (Troggs)
10. Dark is the Bark (Left Banke)
11. Magic Hollow (Beau Brummels) (ASCOLTA! http://youtu.be/8MUzBJRWB64)
12. Soon There Will Be Thunder (Common People)
13. Velvet Sunsets (Music Emporium) (ASCOLTA! http://youtu.be/k9HMsQ6_myQ)
14. Lament of the Astral Cowboy (Curt Boettcher)
15. I Can See the Light (Les Fleur De Lys)
16. Where is Yesterday (United States Of America) (ASCOLTA! http://youtu.be/I51bw3KfSvo)
Nono
disco “maggiore” della carriera degli Ulver, “Childhood's End” è il coronamento
di un progetto che solleticava il gruppo norvegese almeno fin dai tempi di
“Shadows of the Sun” (2007). In quel disco faceva difatti bella mostra di sé
una rivisitazione di uno storico “lento” dei Black Sabbath: “Solitude”. Vista
l'eccellente riuscita, si era successivamente giocato con l'idea di
approfondire il discorso-cover, senza però mai concretizzarlo, almeno fino ad
ora. “Childhood's End” è composto da 16 pezzi presi di peso dall'era
psichedelica (quasi tutto il materiale è databile tra il 1966 e il 1969) e
immersi in quel mondo di sfumature oscure, velate e malinconiche di cui gli
Ulver sono alfieri – seppur in diverse forme – praticamente da sempre. Poche le
concessioni fatte ai pesi massimi del settore: i Jefferson Airplane, i Byrds,
gli United States of America e i 13th Floor Elevators sono pressoché gli unici
nomi universalmente noti anche ai non appassionati, mentre il resto del
materiale è pescato da singoli od album di artisti più o meno oscuri di quella
fertile epoca (http://www.rockline.it/recensione/ulver/childhoods-end).
Agli
Ulver abbiamo visto così tante volte cambiar pelle, che è divenuto ormai quasi
impossibile cogliere le loro sembianze primigenie, i loro tratti somatici
originari tipicamente black metal. E forse risiede proprio in questa identità
sfuggente, il loro fascino arcano. Abbiamo ascoltato la loro musica ibridarsi
con l’elettronica più sperimentale, con il trip-hop, con l’ambient mistico, con
il folk acustico, con il metal tecnocratico, con il progressive atmosferico. Li
abbiamo visti perseguire evoluzioni talmente drastiche da non poterle ritenere
possibili nell’unico percorso di vita di una band. Così, questo spirito mai
pago di soluzioni definitive, li spinge oggi a realizzare un album che include
le cover di quelle canzoni che, nella seconda metà degli Anni ’60, hanno
contribuito a far divampare quel furore psichedelico che poi avrebbe
incendiato, con esiti dissimili e lungo traiettorie differenti, l’intero arco
dei ’70. Ma non aspettatevi avanguardie sonore o trasfigurazioni elettroniche
in “Childhood’s End”. Qui tutto rende tributo allo spirito dei ’60s! Ma non crediate
di trovarvi davanti ad un semplice album di cover tirato fuori giusto per
riempire l’attesa che precede la realizzazione di un nuovo lavoro in studio e
neppure un lavoro fatto di semplici suggestioni. Questa è davvero una cronaca
in diretta di quanto accaduto oltre quattro decenni orsono. Una narrazione
fatta con la voglia di stupirsi. Di stupirsi e di stupire. Ecco cos’è
“Childhood’s End”! (http://www.storiadellamusica.it/classic_rock-psichedelia-wave/psychedelic_rock/ulver-childhood_s_end(kscope-2012).html).
A
livello prettamente musicale l’attuale entità Ulver, fatta di incanti elettronici,
paesaggi ambient e richiami trip-hop, fa un passo indietro, lasciando respirare
i brani nel loro analogico habitat naturale, genuinamente vintage. Pur scevra
da sperimentalismi, la “ulverizzazione” spinge al massimo l’espressività e
l’evocatività già insite in queste composizioni, come nelle due stupende
ballads “Velvet Sunsets” (Music Emporium) e “Magic Hollow” (Beau Brummels), primo
singolo estratto, di cui è stato girato anche un bel video. Altre
interpretazioni degne di nota, agevolate per altro dall’eccellenza del
materiale originario selezionato, sono “I Had Too Much To Dream Last Night”
(Electric Prunes) e “Where Is Yesterday” (United States Of America). Come
sempre curatissima ed eccellente la produzione, che riesce a suonare moderna,
nel suo essere cristallina e a tutto tondo, ma contemporaneamente vintage,
soprattutto riguardo la scelta di suoni, effetti e mixing degli strumenti, che
offre grande spazio alla splendida voce di Kristoffer Rygg, perfettamente a suo
agio, anche su queste composizioni, ben più vecchie di lui (http://www.outsidersmusica.it/recensione/Musica/ulver-childhoods-end/).
a cura di: Camillo
“RADI@zioni” Fasulo
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo
De Luca, realizzato con la radi@ttiva
collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo,
in onda tutti i lunedì e venerdì tra
le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio
Riccio” (www.ciccioriccio.it) di
Brindisi.
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