Tracklist:
01. Innocence
02. Lack Lustre Rush
03. Ghost
04. It’s The Greatest
05. Noble Heads
06. Wildfires
07. Surrounded By Diamonds
08. Beings Of The Rarest
09. Shining
10. Darkness Is Coming
11. We’ve Got It Wrong
01. Innocence
02. Lack Lustre Rush
03. Ghost
04. It’s The Greatest
05. Noble Heads
06. Wildfires
07. Surrounded By Diamonds
08. Beings Of The Rarest
09. Shining
10. Darkness Is Coming
11. We’ve Got It Wrong
Ciclicamente, anche
nella musica ogni tanto c’è bisogno di qualcuno che faccia un riassunto delle
puntate precedenti, qualcuno in grado di ri-fondare un determinato genere.
Trattandosi di rock (psychedelia, stoner, tutto ciò che è hard e relative
derivazioni) la sintesi non poteva che arrivare dall’America. Quella benedetta
America che ogni volta che si risolleva, in qualunque ambito, lo deve in fin
dei conti più all’energia delle sue sconfinate terre di provincia piuttosto che
alle laboriose e ingegnose metropoli (o presunte tali). Dio benedica, in questo
caso, i Pontiak! I tre fratellini originari di Baltimora ma ormai di stanza a
Warrenton, in Virginia, piantano a terra questo Innocence e, giustamente,
meritano di metterci la bandiera: certo, per farlo rinunciano in parte alla
loro precedente ossessione per le lunghe jam sessions e imbracciano i loro
strumenti affrontando la forma canzone per quella che è. Un gesto di coraggio,
molto meno ruffiano di quel che potrebbe apparire scorrendo un lavoro in cui il
brano più lungo dura 4 minuti. Produzioni come queste devono esistere. E resistere, resistere,
resistere… (http://doyourealize.it/recensioni/rockville/13521-pontiakinnocence.html)
C’è qualcosa, nel
sound dei Pontiak, che prende le distanze dalle folate desertiche e dalla
potenza liquida di altre band con la testa rivolta alla psichedelia dei ’70s.
Il loro dispiegamento di distorsori ha un che di angolare e di geometrico, una
violenza chirurgica e quasi concettuale. “Innocence”, in questo senso, sembra
voler ribadire la diversità di questa band proponendo una tripletta iniziale
scoppiettante, turbolenta e carica di aspettative. La scansione marziale della
title track apre il disco con la ferocia del (post) hardcore; i riff ossessivi
di “Lack Lustre Rush” fagocitano la melodia del cantato per dar vita ad una
furente marcia hard punk, mentre negli sbuffi meccanici di “Ghost” c’è un modo
di intendere lo stoner rock che dà la polvere perfino ai primi Queens Of The Stone Age. Gli assoli sono
ridotti al lumicino, il minutaggio è contenuto e i fratelli Carney si
dimostrano maestri di concisione ed efficacia.
Dopo una partenza
così diretta e decisa, quasi hardcore, “Innocence” si trasforma in un altro
disco. L’organo di “It’s The Greatest” introduce quella che sembra una versione
pastorale dei Pink Floyd. Si tira il fiato con piacere, anche se una
scaletta sbilanciata mette una dietro l’altra la bella e breve “Noble Heads”,
ballata country trafitta da un assolo epico, e “Wildfire”, corale omaggio agli
Stones di “Wild Horses”.
Il nuovo album dei
fratellini Carney si segnala così per l’esasperazione dei contrasti. È indubbio
che la ragione più intima della formazione stia in brani che riforgiano il
potente hard rock dei ’70 con brandelli dell’alternative anni ’90 (“We’ve Got
It Wrong” emana l’odore acre dei Jane’s Addiction) e del rock matematico degli anni
zero (soprattutto nelle squadrate reiterazioni di “Shining”). Nondimeno, il
loro lato romantico offre momenti di intima suggestione, amplia con stile lo
spettro sonoro e li rilancia come una delle entità heavy-psych meno definibili
in circolazione (http://sentireascoltare.com/recensioni/pontiak-innocence/).
Che il rock sia morto
è una grande bugia, ma se ci guardiamo intorno penso che ci stia offrendo già
da un po’ di tempo a questa parte il suo profilo peggiore. Andando a ritroso di
poche settimane e rimuginando sulle nostre classifiche di fine anno, mi rendo
conto di quanto certe sonorità siano scivolate via dalle nostre preferenze e
non certo perché non piacciano più in assoluto. Oggi risulta difficile essere
presi a schiaffi da qual misto di sporcizia, sangue e sudore che certi dischi
dovrebbero vomitarti addosso. Ci pensano i Pontiak a restituire “gentilmente”
la fiducia nel sacro furore abrasivo del rock con “Innocence”, nuovo album
licenziato dalla Thrill Jockey solo qualche settimana fa. Non un passo avanti
rispetto al precedente ottimo “Echo Ono”, e nemmeno uno indietro, solo una
conferma dello stato di grazia di una band che fino ad oggi non ha mai mancato
il bersaglio. Da ascoltare preferibilmente ad alto volume, “Innocence” è quel
pugno in faccia che ogni amante del rock dovrebbe bramare. Trasversale, acido e
allo stesso tempo fruibile da un’ampia fetta di pubblico. I Pontiak sono
semplicemente una band difficile da classificare e noi, che delle
classificazioni non ce ne curiamo molto, passiamo ad incassare. Poco importa
degli schiaffi, del fango e dei graffi che ne derivano! (www.indieforbunnies.com/2014/01/27/pontiak-innocence/).
A cura di: Camillo
“RADI@zioni” Fasulo
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo
Fasulo e realizzato
con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo
Saponaro e Carmine
Tateo,
in onda tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio
Riccio” (www.ciccioriccio.it) di
Brindisi.
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