Tracklist:
01. Planetary Motion
02. The Janitor Revealed
03. Lariat
04. Houston Hades
05. Shibboleth
06. J Smoov
07. Rumble At The Rainbo
08. Chartjunk
09. Independence Street
10.
Scattergories01. Planetary Motion
02. The Janitor Revealed
03. Lariat
04. Houston Hades
05. Shibboleth
06. J Smoov
07. Rumble At The Rainbo
08. Chartjunk
09. Independence Street
11. Cinnamon And Lesbians
12. Surreal Teenagers
A tre
anni dal precedente “Mirror Traffic”, l'ex Pavement Stephen Malkmus torna con “Wig
Out at Jagbags”, un nuovo album realizzato assieme ai suoi Jicks, ovvero Mike
Clark, Joanna Bolme e Jake Morris. Il sesto album di questa formazione, che nel
tempo ha subìto un paio di cambi, mostra ancora una volta un grande
attaccamento al rock alternativo degli anni ’90 e alle chitarre dei ’70, ma
contemporaneamente sembra essere ispirato da molte cose diverse. Malkmus parla
soprattutto dell'età, del crescere e del maturare e, a 47 anni suonati, sposato
e con due figli, svela un carattere ironico, divertente e divertito nel
proporre all'ascoltatore stimoli inaspettati e anche un po' spiazzanti.
Personalmente
ho sempre avuto un rapporto conflittuale con Stephen Malkmus solista, non del
tipo “amore-odio” (ché non arrivo a tanto!) ma più una cosa tipo “indifferenza-ammirazione”.
Non sono nuovo a questo tipo di reazione nella musica, se volessi fare l’elenco
degli “ex” di cui penso questo, temo
che sforeremmo e di molto. Certi atteggiamenti da J. Mascis, da Beck o da Frank
Black sono lì a ricordarmelo. Ma poi, tanto per tener fede a quanto detto, si sa
che è da questi incostanti e sfuggenti artisti che ti devi aspettare un colpo
basso. Comunque, sgombriamo subito il campo dagli equivoci: in “Wig Out At
Jagbags”, senza tradire la natura “storta” che da sempre riconosciamo al suo
autore fin dai tempi dei Pavement, Malkmus e i suoi Jicks sfoderano davvero dei
buoni numeri. Ecco quindi un album caleidoscopico, uno di quelli che ti
inchiodano e ti costringono all’ascolto perché ogni volta ci scopri dentro
quella genialata che ti era sfuggita la prima volta.
A
modesto parere di chi scrive, il Malkmus solista rimane, comunque, un eterno
incompiuto (questa, a grandi linee, pare sia anche l’opinione generale nei suoi
riguardi). Sia ben chiaro fin da subito che questa nuova uscita non sposta di
una virgola il giudizio consolidato sul conto del cantante e musicista
californiano. Però, occorre dirlo, diverte e intrattiene con il giusto piglio
sin dalla briosa introduzione, sghemba e leggera. Quasi un marchio di fabbrica.
Malkmus opta per un impianto schietto, asciutto, con chitarre vivaci ma
tutt’altro che esasperate.
Il
nuovo Malkmus ha la consistenza di un’acqua minerale leggermente frizzante.
Disseta e gratifica per pochi fuggevoli istanti chi gli si accosti senza
particolari pretese. È un po’ come ritrovare un vecchio amico, un tempo amabilmente
scapestrato, e oggi gioviale ed equilibrato, con intatto il proprio entusiasmo
di anima scherzosa. Valutato con la dovuta indulgenza e senza soffermarsi su proibitivi
parallelismi con il passato, “Wig Out at Jagbags” può rivelarsi un diversivo
più che gradevole. Forse ha ragione chi sostiene che Malkmus non abbia più
molto di sensazionale da dire, è vero … però è evidente che come artista meriti
di essere apprezzato, anche per la coerenza che ha saputo dimostrare in ogni
progetto in cui si sia imbarcato.
Fonti: ondarock.it, indieforbunnies.com, sherwood.it.
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