SPOON “They Want
My Soul” (Loma Vista, 2014) - www.spoontheband.com
Tracklist:
01. Rent I Pay
02. Inside Out
03. Rainy Taxi
04. Do You
05. Knock, Knock, Knock
06. Outlier
07. They Want My Soul
08. I Just Don't Understand
09. Let Me Be Mine
10. New York Kiss
01. Rent I Pay
02. Inside Out
03. Rainy Taxi
04. Do You
05. Knock, Knock, Knock
06. Outlier
07. They Want My Soul
08. I Just Don't Understand
09. Let Me Be Mine
10. New York Kiss
Cosa
ci si può aspettare ancora da un disco degli Spoon, dopo 18 anni di
carriera e 7 album in studio? Le solite cose. Una band che da “Girls Can Tell”
(2001) non ha mai sbagliato un colpo, trovando magicamente il modo di sfornare album tutti
allineati sullo stesso buon livello qualitativo, formando nel tempo un
repertorio di canzoni che definiscono una buona fetta di ciò che l'indie-rock
americano è stato negli anni ’00.
Dopo
aver toccato l’apice con “Kill The Moonlight” (2002) che è la perfezione del
lavoro in studio, disco che rivela nel suo minimalismo esasperato sempre nuovi
particolari e dopo l’interlocutorio “Transference” (di
qualche anno più tardi), che brutto non è, ma un po’ straniante nel far suonare
quasi demo una band che ha sempre fatto dei tricks da studio la sua carta
vincente, gli Spoon tornano al lavoro affidandosi a forze fresche: Joe
Chiccarelli e Dave Fridmann, produttori che hanno collaborato con gente come Shins e Flaming Lips.
Quel tipo di masters che chiami quando hai un po’ le solite idee e vuoi
presentarle in una veste più attraente, più fresca. Missione compiuta, potremmo
dire. Perché “They Want My Soul” è proprio un bel disco. Un ritorno alla forma
che più gradito non poteva essere.
Sin
dal titolo, Britt Daniel e soci lanciano un urlo contro questa società che ci
succhia l’anima ogni giorno, specialmente nel mondo della musica, tra pressing
forsennati e inviti al compromesso che sbucano a ogni angolo. Questo è il disco
più paranoico degli Spoon, uno dei più nostalgici, sicuramente quello che
rivela maggiore coscienza del loro passato come band. Sono sempre stati così
poco autoreferenziali che al confronto questo album sembra quasi un diario, con
quelle tipiche riflessioni che si fanno superati i 40.
E così
“Rent I Pay” ingrana con quel caratteristico stomp che compare almeno una volta
in ogni loro disco. A seguire arriva la raffinatissima e sensuale “Inside Out”,
da ascoltare rigorosamente seguendo le immagini dell'ipnotico video. “Do You”
combina di tutto con le sovrapposizioni di voci, svela una melodia solare e
orecchiabile, per poi finire quasi in territorio r'n'b. Apprezzerete
sicuramente l’utilizzo intensivo dei synth in “Outlier” e “New York Kiss”, o il
rock più garagista della title track, o ancora i fumi noir di “Rainy Taxi” e
“Knock, Knock, Knock”. Pazienza se poco di tutto ciò rappresenti il nuovo che
avanza, o se nell’insieme il disco manchi di coesione. Gli Spoon ci sono ancora
e nessuno sembra poterne succhiare la linfa. (http://www.ondarock.it/recensioni/2014_spoon_theywantmysoul.htm)
A
cura di: Camillo
“RADI@zioni” Fasulo
“RADI@zioni/N.R.G.” è un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva collaborazione di Gabriella Trastevere, Mimmo Saponaro e Carmine
Tateo, in onda tutti i
lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it) di Brindisi.