Tracklist:
01. Colorado Blue
02. About Farewell
03. The Way We Fall
04. Nothing I Can Do
05. Lost Land
06. I thought I knew
07. Before the leaving
08. Hazel Street
09. Black Sheep
10. Rose & Thorn
01. Colorado Blue
02. About Farewell
03. The Way We Fall
04. Nothing I Can Do
05. Lost Land
06. I thought I knew
07. Before the leaving
08. Hazel Street
09. Black Sheep
10. Rose & Thorn
Non
può esserci scelta umana più devastante, e amara. Dopo il fallimento del suo
matrimonio, Alela Diane convoca i fantasmi di tutti i suoi compagni
passati per un disco che può ben dirsi “spiritico” – ma proprio perché
apparentemente derivante da uno stato mentale soprannaturale, da
quell’ispirazione che, illusione o no che sia, sembra provenire dalla parte
divina di noi stessi. Non si sa con esattezza quanti dei classici di un tempo
lo siano stati da subito, e quanti lo siano diventati solo più tardi – o, peggio,
postumi. Ma “About Farewell” è un album che, certo, non si dimentica
facilmente. Contiene canzoni solcate da un sound di grande gravità e profondità
spirituale.
Sicuramente
pioveranno i raffronti con la Joni Mitchell del capolavoro “Blue”
(e quel colore fa parte anche della simbologia di “About Farewell”) come anche le
particolari condizioni che portarono alla nascita di quel disco, anche se lo
stile di questo si avvicina più all’austera compostezza di una Marissa Nadler,
a voler essere più precisi. Ma i paragoni importanti la Diane se li merita
tutti, per un disco che potrebbe sembrare un classico “ritorno alle origini”. Ma,
niente di più sbagliato! Dell’acerba Alela di “The Pirate’s Gospel”,
dell’espressività ancora da conquistare di “To Be Still”, poco rimane in “About
Farewell”. Si esalta invece la sicurezza e la forza interiore di una grande artista.
C’è
un’intera serie di cantanti, tutte donne, tra l’Oregon e la California che da
qualche anno sta davvero producendo quanto di meglio ci sia in giro. Da Zola
Jesus a Scout Nibblet (inglese che però sceglie Portland, in Oregon, come
residenza), fino a Grouper, a Lady Lazarus. Un’intera… come definirla? Generazione?
… Una scena? ... Insomma, un certo numero di musiciste che dalla stessa area
stanno riscrivendo un vocabolario musicale che sembrava già completo. Che siano
tutte donne è un elemento che credo vada tenuto in conto, ma non intendo fare
discorsi di genere, perché poi, davvero, è difficile uscirne vivi senza usare
la parola “femminismo” per definire una causa che forse esiste, forse non
esiste o forse è solo mal posta. Tra loro c’è anche Alela Diane, con un album
folk dalle influenze un po’ meno tradizionali del solito, uno di quegli album
che sembrano registrati davanti a un fuoco in Tennessee o in mezzo agli
spiriti, ma che viene necessariamente da quell’area musicale di cui si parlava.
Uscito
la scorsa estate per la Rusted Blue Records, “About Farewell” è un disco che
non cambia molto le cose, perché davvero non prova a sperimentare in nessuna
direzione, né a creare un nuovo alfabeto per parlare di abbandoni e del fatto
che nessuno ti possa salvare. Ma è davvero necessario dire queste cose in un
modo nuovo? “About Farewell” è un album abbastanza tradizionale, eppure – o forse
proprio per quello, perché forse certe cose hanno bisogno di una loro
ortografia specifica, che è bene seguire, perché la forma è anche contenuto – …
eppure ha tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ci racconta qualcosa con
un’esattezza disarmante. Quando un album e una certa grammatica musicale sono
confortanti lo stesso, nonostante la consuetudine o per la loro consuetudine,
cosa cercare in più? Rispetto alle prove precedenti della Diane, quest’ultimo
album è ancora più spoglio: tutto è consegnato alla voce e alla chitarra e poco
più, come se tutto il resto, le decorazioni, i colori, le foto fossero già
state messe negli scatoloni, come se lei fosse pronta per andarsene. Questo è
un disco di qualcuno che se ne va, prima di essere abbandonata. È un disco che
non mostra debolezza, ma piuttosto la forza di chi, forse, sta perdendo tutto,
ma che almeno c’ha provato, che si è messa in gioco o qualcosa del genere, che
ha iniziato a tagliare i ponti che la univano con qualcuno o con tutti, perché
è il solo modo per salvarsi. Forse non rientrerà nella top dei migliori album
del 2013, ma che si è contenti sia stato scritto. Non racconta niente di nuovo,
solo l’essenziale.
Testi
liberamente tratti da www.ondarock.it/recensioni/2013_aleladiane_aboutfarewell.htm
e da www.indieforbunnies.com/2013/08/12/alela-diane-about-farewell/
A cura di: Camillo “RADI@zioni” Fasulo
“RADI@zioni/N.R.G.” è
un programma ideato da Camillo Fasulo e realizzato con la radi@ttiva
collaborazione di Gabriella Trastevere,
Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda
tutti i lunedì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica “Ciccio Riccio” (www.ciccioriccio.it)
di Brindisi.