venerdì 27 gennaio 2012

THE QUILL: GRANDE STONER HARD ROCK SVEDESE!!!

THE QUILL “Full Circle” (Metalville, 2011) - www.thequill.se

Tracklist:
1. Sleeping With Your Enemy (video)
2. Full Circle (video)
3. Black Star (video)
4.
Medicine
5. Bring It On
6.
River Of A Moonchild (video)
7. 24/7 Groove (video)
8.
White Flag
9. Pace That Kills
10. No Easy Way Out
11. Running
12. More Alive Than You
13. Waiting For The Sun



Spesso nel rock non c’è giustizia… altrimenti The Quill sarebbero delle superstar! In giro fin dagli anni ’90 questo quartetto svedese, con il sesto full length album, dimostra ancora una volta di esserci. Il precedente “In Triumph” li aveva proposti come puri epigoni di bands quali Led Zeppelin, Black Sabbath e Soundgarden: il nuovo “Full Circle” non esce di un millimetro da quel perimetro. Nessuna concessione modernista, nessuna rielaborazione del rock di oltre 30 o 40 anni fa, solo la fedele riproposizione del sound vintage delle sopracitate band. Nonostante questo, The Quill riescono a vincere e a convincere, grazie anche al notevole groove e alla squisita purezza vocale di Magz Arnar, che non fa assolutamente rimpiangere il precedente vocalist Magnus Ekvall e che, come lui, ricorda a tratti anche quella del grande Chris Cornell (ex Soundgarden, ed ex Audioslave). Un buon prodotto insomma, da ascoltare tutto d’un fiato, ideale per una serata spensierata o per un lungo viaggio in auto. Rimane la sicurezza di poter contare su di un gruppo onesto, che produce album di genere, ma lo fa con grande maestria. (www.outune.net/dischi/medium/hard-rock-the-quill-a-wolfmother-70ies-return/4456)
Sembrava fosse arrivata alla fine l'avventura dei nostri quando nel 2007, dopo l’allontanamento dello storico cantante Magnus Ekwall, subirono una pesante battuta d’arresto. Ma nel 2010 dalle fredde terre del nord è arrivata finalmente la notizia tanto attesa: un nuovo singer, Magz Arnar (ex Ground Mower e Soul 78) chiamato nel non facile compito di sostituire l'uscente Magnus, ed un nuovo album in cantiere. Il lavoro che ha visto la luce di recente e che rilancia alla grande i The Quill nell'olimpo di certo metal, lo fa sfoggiando le armi migliori, tirate a lucido per l'occasione. L'album parte con un accattivante riff heavy dalle forti tinte stoner: “Sleeping With Your Enemy”. È il perfetto apripista per il nuovo corso dei Nostri, segnato dalla voce di Magz, potente e molto espressiva, capace di non far assolutamente rimpiangere il suo illustre predecessore. Il pezzo è potente, diretto e con un ritornello capace di attaccarsi al cervello fin dal primo ascolto, indubbiamente un ottimo inizio. “Full Circle”, la canzone, con i suoi ricami 70’s su un tappeto hard‘n’heavy, che sembra uscita dal songbook degli Spiritual Beggars dell'era “On Fire”, ha un enorme impatto. “Black Star”, primo singolo tratto da questo album, è invece uno dei pezzi più accessibili dell'intero lavoro, con un tiro moderno e con quella bellissima melodia orientaleggiante che rimanda un po’ agli Alice In Chains... Ma arriviamo alla prima ballad del lavoro: “River Of A Moonchild” è una canzone pregna di malinconia e di sognanti melodie, con l'emozionante interpretazione di Magz a far da collante al tutto. I riferimenti alle atmosfere avvolgenti dei Corrosion Of Conformity e, in genere, al magnetismo della nuova scena alternativa, sono evidenti, mentre nell'altra bellissima ballata “No Easy Way Out”, sono nuovamente i malesseri interiori del post grunge a venir fuori prepotentemente.
Stoner, hard rock, heavy metal, il tutto riletto all'interno di una ri-attualizzazione del 70’s sound attraverso i numi tutelari della scena moderna, che si rispecchia anche in gruppi come Black Stone Cherry e nel movimento post grunge. Gustiamoci quindi questo ritorno alla grande dei The Quill: un nuovo centro per la band svedese!
(www.metallized.it/recensione.php?id=5932)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.


venerdì 20 gennaio 2012

PAIN OF SALVATION: reinventarsi sulla "via del sale" con un pizzico di blues, di psychedelia e di hard rock appena contaminato dal progressive

PAIN OF SALVATION “Road Salt Two” (Inside Out, 2011) – www.painofsalvation.com

Tracklist:
01. Road Salt Theme
02. Softly She Cries (VIDEO)
03. Conditioned (VIDEO)
04. Healing Now
05. To The Shoreline (VIDEO)
06. Break Darling Break (extra track)
07. Eleven (VIDEO)
08. 1979
09. Of Salt (extra track)
10. The Deeper Cut
11. Mortar Grind
12. Through The Distance
13. The Physics Of Gridlock
14. End Credits

Continua il viaggio negli anni 70 da parte di Daniel Gildenlöw e soci in quella che sembra proprio essere la nuova vita della band. Se con “Road Salt One” nel 2010 i Pain Of Salvation hanno iniziato a ricostruire il proprio sound e per farlo hanno dovuto ricominciare dal primo mattone, con “Road Salt Two” (composto contemporaneamente al precedente ma pubblicato nel 2011) i Nostri aggiungono un po’ di sovrastruttura, sempre restando su coordinate squisitamente vintage. Questo nuovo capitolo è un po’ più oscuro e sicuramente più blues del precedente pur continuando a giocare con psichedelia e rock duro e cercando di mantenere più o meno a freno una sorta di grezza energia primitiva.
Il lavoro ha un andamento molto cinematografico, si apre (e si chiude) con una breve orchestrazione dal sapore indo-cinese, per poi lasciare spazio alle distorsioni cupe e roche di “Softly She Cries”. Il riff portante, se solo fosse stato ribassato di un paio di ottave e ingrassato a dovere, potrebbe essere scappato dalla penna di Tony Iommi e, come se non bastasse, lo spettro del baffuto dinosauro emerge in altri frangenti come in “Eleven” o in “Conditioned” (che oltre ad essere un collegamento con la “Linoleum” del precedente capitolo, è un’evidente rivisitazione della “Supernaut” di sabbathiana memoria).
Le sorprese sono ovviamente dietro l’angolo, vi stupirete infatti trovandovi in mezzo a “Healing Now” intrisa com’è della vena folk degli Zeppelin, o alla morriconiana “To The Shoreline” o a “Through The Distance”, che in qualche modo ci ha ricordato la Cinematic Orchestra di “Ma Fleur”.
Il disco “nero” non ha quindi nulla da invidiare al gemello “bianco” cui è legato indissolubilmente. Di conseguenza se lo avete apprezzato, allora “Road Salt Two” sarà il benvenuto, altrimenti evitatelo. A questo punto della storia dei Pain Of Salvation c’è un fatto incontrovertibile da considerare: Daniel Gildenlöw sembra voler puntualizzare, tramite questi lavori, che si è stufato del metal progressivo e molto probabilmente del metallo in generale. Se volete ancora quelle sonorità, è meglio che cerchiate nel passato della band piuttosto che nel presente e, probabilmente, nel futuro. Per la cronaca, Pain Of Salvation sono in giro fin dalla seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso ed hanno all’attivo poco meno di una decina di lavori ufficiali, se escludiamo un paio di raccolte dal vivo su cd e dvd. E se poi siete degli estimatori del genere, consiglio spassionatamente di procurarvi il bellissimo “One Hour By The Concrete Lake” (1998): straordinario album di purissimo progressive metal da affiancare alle opere migliori dei Rush, dei Dream Theater o dei grandissimi e sottovalutatissimi Fates Warning. Per chi scrive, i due più recenti “Road Salt”, parte 1ª e parte 2ª, rappresentano comunque uno degli apici compositivi dei Pain Of Salvation, capaci di reinventare il proprio sound in qualcosa di completamente diverso dal loro medesimo recente passato, ma non per questo meno intrigante. (http://www.outune.net/dischi/medium/pain-of-salvation-road-salt-two/33711)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.


RADI@zioni NRG 2012 / Disco Hot N°2: THE BLACK KEYS “El Camino” (2011)

Strano ma vero, ma il fine anno il più delle volte riserva delle piacevoli sorprese. Il 2011, quasi per concludere in bellezza un anno un po’ avaro di vere sorprese, ci ha regalato un’autentica perla: il nuovo album dei The Black Keys, a mio avviso il loro migliore ed anche uno dei migliori dell’annata appena conclusa. Prodotto come il precedente da Danger Mouse, l’album ha uno spirito autenticamente garage, mostra grinta e mette addosso grande entusiasmo pieno com’è di singoli che acchiappano fin dal primo ascolto.
Anti divi e americani fino al midollo i due Black Keys (Carney & Auerbach) che dal vivo si avvalgono di bravissimi collaboratori, riescono a cambiare strada e ancora una volta a scegliere la direzione giusta!

… concludendo: Vi ricordo che testi e scelte musicali di questo particolare frammento radi@ttivo sono a cura di Carmine Tateo (www.facebook.com/profile.php?id=100003030496813), vi do appuntamento alla settimana prossima con un altro Disco Hot sempre da Ciccio Riccio, sempre con RADI@zioni NRG ma sempre con Camillo Fasulo pronto a dar voce alle affermazioni del buon Carmine!…

Tracce consigliate:
Lonely Boy (VIDEO)
Gold On The Ceiling (VIDEO)
Hell Of A Season (VIDEO)

RADI@zioni NRG 2012 / Disco Hot N°1: LITTLE BARRIE “King Of The Waves” (2011)

Arrivano da Nottinghamshire (Inghilterra), e questo “King of the waves” è il loro 3° album ma è come se fosse il 1°. Hanno cambiato batterista e produttore. Adesso dietro la consolle si trova il più esperto Edwyn Collins e di conseguenza anche il loro sound ha subìto radicali mutamenti.
Trascinanti riff di chitarra, basso e batteria dalle frequenti incursioni in territori funky e adrenalinico rhythm’n’blues: questa è la formula della band che, come spesso capita anche ai migliori, i burattinai del music business hanno snobbato. Ma il rock’n’roll è vivo è vegeto e i Little Barrie ne sono una valida testimonianza!

… concludendo: Vi ricordo che testi e scelte musicali di questo particolare frammento radi@ttivo sono a cura di Carmine Tateo (www.facebook.com/profile.php?id=100003030496813), vi do appuntamento alla settimana prossima con un altro Disco Hot sempre da Ciccio Riccio, sempre con RADI@zioni NRG ma sempre con Camillo Fasulo pronto a dar voce alle affermazioni del buon Carmine!…

Tracce consigliate:
SURF HELL (VIDEO)

HOW COME (VIDEO)

I CAN’T WAIT (VIDEO)


giovedì 12 gennaio 2012

OKKERVIL RIVER: "I Am Very Far" è un album che sottolinea la grandezza di questa band

OKKERVIL RIVER “I Am Very Far (Jagjaguwar, 2011) - www.okkervilriver.com

TRACKLIST:
01.
The valley (video http://youtu.be/vCAAceeWA_Q)
02. Piratess (video http://youtu.be/PAXXftP_ln8)
03. Rider (video http://youtu.be/Tb2u9YxAqys)
04. Lay of the survivor
05. White shadow waltz
06. We need a myth (video http://youtu.be/y6x1u2KvjUc)
07. Mermaid
08. Hanging from a hit
09. Show yourself
10. Your past life is a blast
11. Wake and be fine (video http://youtu.be/iHaCtxW6Vv8)
12. The rise

Tra il 2007 e il 2008 gli Okkervil River avevano concentrato i punti più alti della loro carriera, con due dischi provenienti dalle stesse sessioni (“The stand ins” e “The stage names”), una emozionante raccolta di cover registrate dal vivo (“Golden opportunities”) distribuita gratuitamente via Internet e un tour che li ha impegnati a lungo. Dopo tutta questa frenesia produttiva Will Sheff, voce e leader della band, ha chiuso le serrande e ci ha pensato un po' prima di far sentire una nuova canzone, riaffacciandosi solo alla fine del 2010 con la collaborazione con Roky Erickson (13th Floor Elevators), sfociata nell'album “True love cast out all evil”: una sorta di prova generale per testare la consistenza di tutta la band prima di pubblicare, finalmente, un nuovo album di inediti. Abituati al folk rock semplice e diretto dei dischi precedenti, l'ascolto di questo nuovo disco si propone inizialmente come un bel pugno in pieno viso. Il risultato, di primo acchito, potrebbe suonare detestabile, ma dandogli fiducia e analizzandolo con cura questo disco può donare più soddisfazioni di quanto si possa credere. E pazienza per il pugno, questo è pur sempre rock'n'roll. (http://www.rockol.it/recensione-4622/Okkervil-River-I-AM-VERY-FAR)
La prima cosa che risalta di questo ‘I Am Very Far’ è il suo ‘umore’, difficile da raccontare, non semplice da assorbire. Viene da chiedersi se il disco sia frutto di un progetto musicale che li vede in parte cambiar rotta, allontanandosi così dalla matrice che li ha fin d’ora caratterizzati o se invece, cosa assai meno probabile, sia la conseguenza di un vuoto creativo. Personalmente quello che conta è che l’album suoni bene, per il resto, solo il futuro prossimo potrà darci una risposta. Un ottimo disco comunque, che sottolinea la grandezza di questo gruppo. (http://appuntinovalis.blogspot.com/2011/05/okkervil-river-i-am-very-far-2011.html)
“I Am Very Far” è il sesto album degli Okkervil River, band folk-indie-rock proveniente da Austin in Texas. Parto dal presupposto che tutti conosciate almeno un disco degli Okkervil River, se così non fosse cercate di rimediare quanto prima, magari cominciando dal magnifico “Down The River of Golden Dreams” (il loro secondo album pubblicato nel 2003). Assodato questo, ecco cosa c’è di nuovo: “I Am Very Far” è un disco decisamente convincente sebbene diverso dalla precedente discografia. “The Valley” parte subito con il piede pigiato sull'acceleratore con un tamburo a scandire l'andamento sostenuto, quasi una marcia, a cui si sovrappongono archi su archi creando un caos “ordinato”. “Piratess”, invece, è un brano costruito solo sul groove di basso, lontano anni luce da quanto sentito in passato, e con dei giornali strappati usati per le percussioni. Ma la band dà qui dimostrazione di saper padroneggiare una gamma ancor più ampia di strumenti e suoni: sezioni d’archi, tastiere, fiati e arrangiamenti corali. Ne sono ben rappresentative “Rider” (fantastica e con un finale “spectoriano”) e “Wake And Be Fine” nella quale, narra la leggenda, pare siano stati impiegati due batteristi, due pianisti, due bassisiti e sette(!) chitarristi, in una sessione di registrazione durata 12 ore. “We Need A Myth”, uno dei miei pezzi preferiti, può essere considerato l’anello di congiunzione fra questo disco e i “vecchi” Okkervil River. L’overdose sinfonica, prestata al consueto binomio folk / rock, sbilancia “I Am Very Far” verso territori rock. Così mentre il cantato di Will Sheff non accenna a ricomporsi, anzi è ancora accorato, emotivo e “di pancia”, il sound del disco si fa più rock, scuro, nitido e meno farraginoso. (http://www.indieriviera.it/indie-rock/okkervil-river-i-am-very-far/)
C'è un tempo per cercare di dominare le onde e un tempo per lasciarsi travolgere dalla corrente. Perdere il controllo, abbandonarsi alla piena: le acque del fiume Okkervil rompono gli argini, invadono terre, anime e corpi. "I Am Very Far" è un alluvione che spinge lontano, trascinando ogni cosa con sé: così lontano che, stavolta, Will Sheff e la sua ciurma sembrano aver smarrito la rotta di casa. La densità prevale sulla misura, l'evocazione prevale sul racconto. "Lo scopo", per usare le parole di Sheff, "era spingere la mia mente in posti dove non volevo andare". Luoghi nascosti nel profondo di sé, al di là della soglia su cui vegliano le nere sagome raffigurate in copertina. Come Orfeo oltre le porte degli inferi, senza mai voltarsi indietro. (http://www.ondarock.it/recensioni/2011_okkervilriver.htm)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.

sabato 7 gennaio 2012

RADIO MOSCOW: terribilmente anacronistici ma perfettamente incastrati in questo millennio

RADIO MOSCOW “The Great Escape Of Leslie Magnafuzz” (Alive Records, 2011) - www.radiomoscow.net

Tracklist:
1. Little Eyes
2. No Time
3. Speed Freak (video)
4. Creepin’ (video)
5. Turtle Back Rider (video)
6. Densaflorativa
7. I Don’t Need Nobody
8. Misleading Me
9. Summer Of 1942 (video)
10. Insideout
11. Deep Down Below
12. Open Your Eyes



Dopo l'ottimo esordio omonimo del 2007 e lo strepitoso seguito di "Brain Cycles" del 2009 (proposto come disco radi@ttivo nella puntata #1072 di “RADI@zioni” del 9 novembre 2009), "The great escape of Leslie Magnafuzz", terzo lavoro della band americana, corre veloce come un treno impazzito su binari psichedelici, tra echi hendrixiani e sonorità alla Blue Cheer. Formatisi nel 2003 da un'idea del cantante e polistrumentista Parker Griggs, dopo vari cambiamenti di line up, la formazione odierna prevede tra l'altro il bassista Zach Anderson e il batterista Cory Berry: dunque un vero power trio capace di catapultarci indietro nel tempo, alle sonorità acide del rock blues anni 70. "The great escape of Leslie Magnafuzz" sembra suonare come una potentissima jam session: senza pausa alcuna il trio sforna a ripetizione riff e ritmi talmente potenti da tener letteralmente incollato alla sedia l'ascoltatore. (distorsioni-it.blogspot.com)
I Radio Moscow sono la dimostrazione di come oggi si possa ancora fare musica fresca di alto livello che richiami le sonorità seventies mischiando Zeppelin con Hendrix e Deep Purple con Black Sabbath. Gli elementi del precendente “Brain Cycles” vengono ripresi e amplificati, a discapito del blues tout court, in lunghe cavalcate acide come l'opener “Little Eyes”. La stessa sorte tocca alla successiva “No Time” che ricorda i Grand Funk Railroad: immaginiamo che la band dal vivo sia come l'attacco di un B-52 a pieno carico di bombe ad alto potenziale distruttivo. Gli assoli acidi e la ritmica ansiogena di “Speed Freak” confluiscono nel bellissimo blues Creepin': il brano è arricchito dall'armonica e liriche ossessive interrotte solo dell'assolo forgiato nel wah-wah che passerebbe velocemente l'esame Jimi. (rockaction.it)
Registrato al Prairie Sun nel Nord della California, già covo di Tom Waits, Iggy Pop, Paul McCartney, Santana e Primus, per citarne una minima parte, la vera forza di questa registrazione, tutta in analogico e con strumentazioni anni sessanta, è che non ci sono pause: continui assoli di chitarra richiamano la storia del più virtuoso Hendrix ed è “Turtle Back Rider” a regalare le maggiori emozioni, per ammissione dello stesso cantante: “Lì c’è tutto il senso e il suono del disco’’. È un album libero, anche figlio dell’improvvisazione e della jam session: libero nei suoni e senza confini, così insensatamente anacronistico da incastrarsi perfettamente in questo millennio. Per i Radio Moscow, questa produzione non dovrà essere il punto d’arrivo di una svolta stilistica, ma il carburante essenziale per i loro progetti futuri, benzina per il loro pulmino. (outsidersmusica.it)
(Rino De Cesare)
“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Angelo Olive, Mimmo Saponaro e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi – www.ciccioriccio.it.



CANSEI DE SER SEXY: Formula che vince non si cambia

CANSEI DE SER SEXY “La Liberacion” (2011)

Formula che vince non si cambia… è il caso dei CSS… infatti il loro sound resta inconfondibile: sintetizzatori economici, beat dance e basso corposo.
Ad un primissimo ascolto “La Liberacion” sembra un album pieno di potenziali hit adatti ad essere consumati sul dancefloor nelle prossime stagioni, ma ad un ascolto più approfondito sembra che sia stato fatto un passo indietro. Se la maturazione dei CSS sarebbe dovuta avvenire con questo CD credo proprio che dovremmo avere la pazienza di aspettare il prossimo, anche se il materiale, già scritto e registrato durante il tour precedente, e ampiamente rodato nei live faceva presagire il contrario.
Anche in questo disco ci sono collaborazioni eccellenti, come nel primo singolo dove è presente la voce di Bobby Gillespie dei Primal Scream, per citarne una. Tutto sommato i tre quarti d’ora d’ascolto proseguono piacevolmente senza troppi scossoni o straniamenti, ma francamente ritengo che si potesse fare di più. “La Liberacion” rimane senz’altro un disco piacevole (forse perché sono fan dei CSS?) ma che probabilmente non verrà ricordato come significativo in un prossimo futuro! (Carmine Tateo)

Tracce segnalate:
LA LIBERACION (video http://youtu.be/-fy_sHKwOfo)
HITS ME LIKE A ROCK (video http://youtu.be/8ldxTv6N5rw)
FUCK EVERYTHING (video http://youtu.be/MqZymmB5zdI


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