venerdì 30 luglio 2010

I AM KLOOT, romantici, intimi e riflessivi nel nuovo "Sky At Night"

I AM KLOOT “Sky At Night” (Pias, 2010)
www.iamkloot.com

Tracklist:
Northern Skies
To The Brink
Fingerprints
Lately
I Still Do
The Moon Is A Blind Eye
Proof
It's Just The Night
Radiation
Same Shoes

Romantico, intimo, riflessivo, disperatamente immerso nel passato e nei ricordi, questo concept sulla notte, sul silenzio e sulla luce del cielo e tutti i sogni e i desideri che porta, è forse l’unico album che quest’estate vi farà venire improvvisamente voglia di autunno e malinconia. Il quinto album in studio degli I Am Kloot si intitola “Sky At Night” e segue di tre anni esatti la pubblicazione di “I Am Kloot Play Moolah Rouge”. Manchester è sempre un fermento di idee, di ispirazione, frustrazioni e rabbia che sfociano in poesia o in notti passate tra alcohol e sogni infranti. Stavolta però scordatevi le chitarre elettriche e le sovraincisioni in primo piano, niente wall of sound, niente voci che raschiano e casse al limite del collasso, niente ritmi che si avvicinano alla musica da discoteca. Stavolta sul fondo di una bottiglia di brandy ci troviamo violini, una voce disperata che è al limite del pianto e del “lasciar perdere”. (www.indieforbunnies.com)
Il nuovo lavoro sembra muoversi in un doppio concept: il primo è concettuale e ben udibile dalle liriche di queste ballate che danzano leggiadre in racconti al confine con la realtà del mondo dei sogni. Paesaggi notturni solitari, a volte drammatici, altre volte che stimolano pensieri infiniti, creando quel piacevole nodo alla gola di pura e sincera commozione. Il secondo concept è rinchiuso nello stile pop-folk e nell’estetica delle canzoni: gli I Am Kloot spingono i pezzi con l´aiuto di orchestrazioni, come la forte presenza dei violini, senza che questi arrangiamenti sovrastino la bellezza del disco. Gli spettri della canzone d’autore più internazionale si aggirano come fantasmi dell´opera, volteggiano scrupolosi tra le melodie dei brani; si odono tutti i maestri inconfondibili che hanno influenzato John Bramwell e compagni, e sicuramente anche gli amici Craig Potter e Guy Garvey (Elbow), qui presenti nel ruolo di produttori: Leonard Cohen, John Martyn, Thom Yorke, David Bowie, sono solo alcune delle stelle che brillano nel crepuscolo di queste canzoni. (www.mescalina.it)
Con questi loro soliloqui alla specchio gli I Am Kloot tendono la corda sottile di un lirismo privato all’insegna di un folk-rock dal respiro vagamente cameristico e sognante, quasi tutto giocato su atmosfere suggerite con pochi sintetici tocchi descrittivi (si ascoltino “The Moon Is A Blind Eye” o “Proof”, già presente nel primo disco degli I Am Kloot e qui rielaborata). Manca forse, come già nei precedenti album, quel guizzo inventivo che sappia riscattare del tutto la monotonia di un viaggio al termine della notte che, questo va detto, merita comunque di essere percorso sino in fondo, non foss’altro che per quel cielo stellato che sin dal titolo i nostri promettono di mostrarci, in tutta la sua immensa profondità. (www.ondarock.it)
(Rino De Cesare)

a cura di: Camillo “RADI@zioni” Fasulo

“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisiwww.ciccioriccio.it.

domenica 25 luglio 2010

NEVERMORE - La cospirazione del 2010

NEVERMORE “The Obsidian Conspiracy” (Century Media / EMI, 2010)
www.centurymedia.com

Tracklist:
The Termination Proclamation
Your Poison Throne
Moonrise (Through Mirrors Of Death)
And The Maiden Spoke
Emptiness Unobstructed
The Blue Marble And The New Soul
Without Morals
The Day You Built The Wall
She Comes In Colors
The Obsidian Conspiracy

Ltd. edition bonus tracks:
Temptation
Crystal Ship

I Nevermore sono una band che non ha bisogno di presentazioni; nati nei primi anni ’90 sono diventati sin da subito un gruppo di fama mondiale grazie ad una forte identità e ad un sound molto personale, ricco di preziosismi tecnici, a cavallo tra heavy, techno-thrash e progressive. Jeff Loomis, celebratissimo chitarrista e compositore della band, e lo straordinario Warrel Dane, voce del combo americano, sono tra i musicisti più acclamati ed amati dal pubblico metal. “The Obsidian Conspiracy” è il settimo studio album della band ed è stato registrato sotto la supervisione del noto produttore Peter Wichers, mentre l’artwork è stato curato come di consueto da Travis Smith. L’edizione limitata del disco contiene due cover, “Temptation” dei The Tea Party e “Crystal Ship” dei Doors, più un bonus CD “Play the guitar like Jeff Loomis” (con le basi di alcuni brani per suonarci sopra proprio come il chitarrista dei Nevermore) e 12 cartoline della band. (www.mariposaonline.it)

I Nevermore rappresentano – e non solo per il sottoscritto – una delle poche certezze in un panorama metallico sempre più arido: la band di Seattle è stata infatti una delle poche formazioni che sia riuscita a trasformare gli schemi abusatissimi del vecchio thrash in una struttura moderna e altamente personale. I cinque lunghissimi anni di attesa dal precedente “This Godless Endeavor”, parzialmente colmati dalle uscite soliste di Loomis (“Zero Order Phase”, 2007) e Dane (“Praises To The War Machine”, 2008), hanno alimentato la curiosità legata alla natura del nuovo album, nella speranza che si trattasse di un ennesimo colpo da novanta. “The Obsidian Conspiracy” è un disco che, però, si presta a mille interpretazioni: c’è chi dirà che è un capolavoro e chi che è un mezzo passo falso. Io mi limiterò a dire di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla continuità con la quale questa band riesca a produrre musica di ottima qualità a dispetto degli anni che passano, anche se la sensazione di un calo c’è: innanzitutto va sottolineato il netto snellimento della struttura dei brani verso forme più semplici. Fortunatamente, però, l’ago della bilancia pende a favore della bontà di questo album ricco, in ogni caso, di spunti di pregevole qualità. Non un capolavoro dunque, ma un buon disco che non tradisce quanto di buono la band americana abbia costruito in quasi due decadi di attività. (www.groovebox.it)

Warrel Dane è riuscito in un piccolo miracolo: trasformare i Nevermore da outsider di lusso a gruppo da sold-out ad ogni concerto. Ma "The Obsidian Conspiracy" non è l'album della consacrazione, semplicemente perché i Nevermore non ne avevano bisogno: infatti, questo lavoro modifica leggermente lo stile della band, che oggi ha deciso di puntare ad un sound meno aggressivo, mentre Dane dà prova di essere sempre un vocalist con le palle, come ai tempi dei Sanctuary (la sua primissima band)... e non è poco, se pensate che sono passati ben più di 20 anni da allora! (www.loudvision.it)

“The Obsidian Conspiracy” va considerato nella sua totalità; non è un album che si fa apprezzare immediatamente e va ascoltato più di una volta, prima di poterlo apprezzare, ma una volta fatto ciò è pronto per diventare uno degli ospiti fissi della vostra playlist. Un vero must per quest’anno, dunque. Ancora una volta i Nevermore non ci deludono e si preparano ad azzerare buona parte della concorrenza con un album che si appresta ad essere premiato come uno dei “pesi massimi” dell’anno 2010. Da non perdere assolutamente! (www.longliverocknroll.it)

a cura di: Camillo “RADI@zioni” Fasulo

“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisi www.ciccioriccio.it.

sabato 17 luglio 2010

THE PINEAPPLE THIEF - Progressive agrodolce?

THE PINEAPPLE THIEF “Someone Here Is Missing” (K-Scope, 2010)
www.pineapplethief.com

Tracklist:
Nothing at Best
Wake up the Dead
The State We're In
Preparation for Meltdown
Barely Breathing
Show A Little Love
Someone Here Is Missing
3000 Days
So We Row

Agrodolce. È questa la definizione che i The Pineapple Thief si sono dati per spiegare il loro suono. “Bittersweet progressive sound”, si legge nella loro biografia, ma “Someone Here Is Missing” racchiude molto di più di quanto qualsiasi parola non possa raccontare. Senza farsi prendere da facili entusiasmi, il lavoro del quartetto inglese ridisegna i confini del progressive, li manipola per renderli tanto labili da perderli nelle sonorità, per poi ritrovarli solo nelle strutture e nelle intenzioni. Ciò che maggiormente colpisce nel disco dei The Pineapple Thief è il silenzio. I momenti di quiete sono resi non come assenza di suono, ma come presenza di aspettativa: una nuvola pesante che sta per sgravare cascate d’acqua grigia. (www.beatbopalula.it)
Negli ultimi anni la formazione del Dorset (UK) ce la sta mettendo davvero tutta per cercare di uscire definitivamente dall’underground: con questo album le coordinate musicali si spostano minimamente, continuando ad essere circoscritte ad una sfera di convergenza fra psichedelia “da manuale” (di chiara derivazione Porcupine Tree nei frangenti più “duri” e di netta estrazione floydiana in quelli più delicati), progressive-pop-rock ed una evidente vena “alternative” presa in prestito dagli Smashing Pumpkins (anche in virtù della somiglianza timbrica fra la voce di Soord e quella di Billy Corgan). Questo è forse l’elemento che colpisce al primo ascolto e che va a fondersi a quella che è la proposta della band inglese: chitarre acustiche, doppiate poi da quelle elettriche (a tratti in grado di erigere veri muri sonori), buone dosi di elettronica in grado di supportare la valente sezione ritmica e un ottimo lavoro di arrangiamento capace di trasmettere un poderoso senso di coesione. (www.storiadellamusica.it)
“Someone Here is Missing” scava solchi nel cervello dell’ascoltatore, lo sorprende ad ogni traccia, lo avvolge in una spirale progressiva che non cade mai in rumorismo e virtuosismi tecnici fini a se stessi. È un disco che respira quell’attitudine concettuale dei vinili di una volta: la scelta di Storm Thorgerson (che ha firmato artwork di album leggendari dei Pink Floyd) per la cover dell’album non è casuale. La metafora dell’uomo-ricordo come mummia rivestita di post-it è qualcosa di geniale che ha dato il via ad un’interessante iniziativa sul sito della K-Scope: disegnare su un post-it la copertina del proprio album preferito. A questo contest hanno già partecipato illustri nomi come Steve Wilson dei Porcupine Tree e Danny Cavanagh degli Anathema. In definitiva possiamo dire che grazie a musica come quella di “Someone Here is Missing” resterà sempre inalterato il fascino del disco come artefatto di magia che nessun incorporeo mp3 potrà mai soppiantare. (www.losthighways.it)
(Rino De Cesare)

a cura di: Camillo “RADI@zioni” Fasulo

“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisiwww.ciccioriccio.it.

sabato 10 luglio 2010

BOOKA SHADE - un disco house per l'estate!

BOOKA SHADE – “More” (Get Physical, 2010)

… Accade, solitamente in estate, che si preferiscano suoni più electro-dance. Rappresentativo, in questo senso, il nuovo lavoro del duo di Francoforte che si fa chiamare Booka Shade.

… Dei 4 album fin qui pubblicati “More” è il più lineare, il più tech-house in 4/4, quello che raggiunge risultati davvero notevoli. Essenziali e raffinati, con un senso melodico che dà quel tocco di classe necessario per raggiungere certe atmosfere, i Booka Shade si sono avvalsi, per la realizzazione di questo lavoro, anche della collaborazione dei redivivi Yello. Chiudono il disco delle sequenze decisamente “acid” che incrementano ancor di più il valore del disco “house” più ascoltato del momento!

(Carmine Tateo)

venerdì 9 luglio 2010

THE NATIONAL - Pronti per il grande salto!

THE NATIONAL “High Violet” (4AD, 2010)
www.highviolet.com

Tracklist:
Terrible love
Sorrow
Anyone’s ghost
Little faith
Afraid of everyone
Bloodbuzz Ohio
Lemonworld
Runaway
Conversation 16
England
Vanderlyle crybaby geeks

Una parabola, quella dei The National, tipica del gruppo “indie” in procinto di fare il grande salto.

E con questo attesissimo quinto album, il quintetto di Cincinnati (Ohio), trapiantato a Brooklyn, non delude affatto le aspettative, ed anzi conferma le vette compositive raggiunte col precedente acclamato “Boxer” (2007). Le caratteristiche con cui la band ha saputo costruirsi un meritatissimo e discreto seguito – grazie anche a grandi performance dal vivo – sono sempre le stesse: voce baritonale e sofferente, accordi di pianoforte in minore che creano un atmosfera notturna e malinconica, melodie che si posizionano in modo creativo fra il rock elettrico americano e l’indie rock dai toni più soft, con le influenze di sempre fra Joy Division e sprazzi di new wave britannica, in un fortunatissimo equilibrio tra toni cupi e un gioioso ottimismo. Pur con brani meno immediati e meno epici del precedente lavoro, “High Violet” è un disco che fa parte della stessa categoria, vale a dire un eccellente e luminoso album alle soglie del capolavoro. (www.self.it)

“High Violet” rappresenta, senza dubbio, un momento cruciale all’interno della discografia dei The National. Arrivati all’apice di una popolarità planetaria e di una stima pressoché unanime da parte della critica, la band avrebbe potuto solo confermare quanto di buono fatto fin qui: mantenendosi fedele al proprio inconfondibile suono – un post-punk melodico incorniciato dalla voce del cantante Matt Berninger – senza troppo osare in direzione di soluzioni stilistiche radicalmente nuove. Con “High Violet”, secondo me, riescono a tenersi giusto nel mezzo riuscendo a fare quasi entrambe le cose. Ai primi ascolti infatti, gli elementi acustici che emergono sono quelli più in continuità con il passato della band. Ma se “Boxer” è stato il loro capolavoro, “High Violet” probabilmente non lo supera, diciamo che ci si affianca e non in modo complementare ma rafforzativo: né una smentita del passato, né una svolta copernicana, del resto non avevano bisogno di fare né una cosa né l’altra. Semplicemente, The National, riaffermano di saper fare musica romantica e poetica meglio di chiunque altro al momento (il che non mi pare poco!) e con “High Violet” probabilmente conquisteranno nuovi adepti senza perderne di vecchi. (www.soundsblog.it)

In conclusione “High Violet” è un disco di ottime canzoni che riconferma le qualità già emerse, specie nei due lavori che l'hanno preceduto, e fotografa una band al valico fra le sue origini schive e autoriali e una nuova dimensione più immediata, popular, accattivante. Quello che ci voleva, probabilmente, per farli conoscere ad un pubblico ancora più vasto, senza svendersi o snaturare le proprie caratteristiche. Missione compiuta! E poco male se dovranno consegnare lo scettro di disco dell'anno nelle mani di qualcun altro. (www.storiadellamusica.it)

a cura di: Camillo “RADI@zioni” Fasulo

“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisiwww.ciccioriccio.it.

sabato 3 luglio 2010

GOTAN PROJECT, 2010 - l'anno del ritorno!

GOTAN PROJECT – “Tango 3.0” (Ya Basta, 2010)

Difficile ripetersi dopo il grande successo ottenuto con un 1° fantastico album… correva l’anno 2000 e “La Revancha Del Tango” otteneva consensi un po’ ovunque, tra gli addetti ai lavori e finanche tra gli alternativi del rock ad oltranza. Nel 2006 arrivò “Lunatico” che puntualmente steccò! 2010, l’anno del ritorno… Gotan Project rendono noto a tutti che la nuova versione del tango, la “3.0”, è pronta per essere immessa sul mercato…

Un ritorno gradito visti i risultati ottenuti. “Tango 3.0” regala infatti dei nuovi episodi veramente godibili. I Gotan Project hanno deciso di ampliare i propri orizzonti (e quelli del tango) inglobando alcune sonorità dub-elettroniche mai evidenziate in precedenza. Effetto finale: il temperamento del “progetto” resuscita facendo riaccendere l’interesse attorno a se, mentre l’aria si (sur)riscalda e l’ultimo tango dei Gotan Project sembra essere la musica ideale!

(Carmine Tateo)

giovedì 1 luglio 2010

THE CHEMICAL BROTHERS - E' "Further" il nuovo album!

THE CHEMICAL BROTHERS “Further” (Freestyle Dust/Parlophone, 2010)
www.thechemicalbrothers.com

Tracklist:
Snow
Escape Velocity
Another World
Dissolve
Horse Power
Swoon
K+D+B
Wonders of the Deep

Arrivati al culmine di un ciclo durato 15 anni tra contaminazioni psichedeliche ed esperimenti sonori, proprio dopo l’uscita di “We Are The Night”, che propose i “fratelli chimici” in una veste più anni ’80 e pop/commerciale, tutti li davano per spacciati. E invece, dopo 3 anni di attesa e di curiosità, ecco “Further”, album breve ma intenso (8 tracce per una durata totale di 52 minuti), dove il duo inglese fa non uno o due, ma ben tre passi indietro e torna alle sonorità di fine anni ’90, pur rimanendo legato indissolubilmente al marchio di fabbrica che lo ha sempre contraddistinto. Per molti questo nuovo lavoro può essere considerato un sequel del fortunatissimo “Surrender” in cui spicca un viaggio musicale sicuramente più maturo ed essenziale (www.soundwall.it). In questa prospettiva l'opener “Snow” è chiaramente il segno della rinascita, con le sue pulsazioni acide a sostegno di una voce eterea, che rende l'atmosfera generale molto onirica e surreale e spiana la strada al vero capolavoro del disco, “Escape Velocity”: 12 minuti di delirio cosmico, con le tastiere che si impennano a partire da una variazione dell'intro di “Baba O'Riley” degli Who e la cassa che pompa sangue e sudore, mentre rumori assordanti triturano le orecchie.

C'è una cosa su cui nessuno ha mai avuto dubbi: i Chemical Brothers conoscono bene i trucchi del mestiere: sanno, cioè, come creare attesa in un brano e sanno come farla esplodere. In quest’ottica possiamo certamente affermare che i loro dischi non si distinguono certo per imprevedibilità. Il punto, però, è un altro: quando il duo di Manchester riesce a mettere al servizio dei brani tutto il proprio mestiere, è devastante! Pur non stravolgendo il proprio sound, Tom Rowlands ed Ed Simons hanno creato con “Further” un disco incredibilmente coinvolgente, che sfrutta tutte le proprie conoscenze retoriche per scatenare corpo e mente: “Wonders Of The Deep”, in tal senso, con la sua emozionante ed epica progressione, è la degna chiusura di un lavoro che si può fregiare del merito di non annoiare quasi mai e di saper divertire con gusto e intelligenza. Spargete la voce: i Chemical Brothers sono tornati! (www.indie-rock.it)
(Rino De Cesare)

a cura di: Camillo “RADI@zioni” Fasulo

“RADI@zioni” è un programma curato da Camillo Fasulo, Marco Greco, Antonio Marra e Angelo De Luca, con la radi@ttiva collaborazione di Rino De Cesare, Fernando Falcolini, Angelo Olive e Carmine Tateo, in onda tutti i lunedì e venerdì tra le ore 22 e le 24 sull’emittente radiofonica Ciccio Riccio di Brindisiwww.ciccioriccio.it.

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